sabato 9 settembre 2017

UNA VISITA A FURORE

Andare a Furore è sempre una gita particolarmente gradevole ma, in particolare, alloggiare all’Hotel Bacco e gustare una cena cucinata dalla signora Erminia con i piatti accompagnati dai vini dell’Azienda di Marisa Cuomo è ancora più intrigante.
All’Hotel Bacco si sono potuti gustare un Baccalà pastellato su vellutata di patate accompagnato da un calice di Furore Bianco Costa d’Amalfi, un piatto di Linguine alla colatura di alici con Costa d’Amalfi bianco, i Cavatelli alle foglie di cappero con Furore Rosso e i totani alla volpe pescatrice con Furore Rosso Riserva ed, infine, Tozzetti all’Elisir con Fiorduva.
Se ottimi sono stati l’abbinamento e la scelta dei vini, ineguagliabile è stata la compagnia di Marisa Cuomo e di Andrea Ferraioli come compagni di cena.
Sui vini dell’azienda di Furore credo sia stato detto tutto ormai; uno degli ultimi premi per la loro produzione è stato assegnato solo pochi giorni fa ed è la prestigiosa "Targa Internazionale del Leon d'Oro di San Marco", riservata a un massimo di soli cinque imprenditori che saranno nominati "Cavalieri del Lavoro", riconoscimento riservato alle aziende che contribuiscono alla crescita dell'economia italiana.
E nell’ambito di una cena festosa e amichevole, Andrea ha raccontato la storia delle famiglie Ferraioli e Cuomo, in contatto dal primo dopo guerra per una serie di vicende matrimoniali e di come entrambe siano state legate al mondo del vino fin dal 18° secolo, quando il vino era una bevanda, un alimento che doveva apportare soprattutto calorie. Dopo il matrimonio con Marisa, si è creata l’azienda che è cresciuta, dal punto di vista imprenditoriale, con il supporto di tanti piccoli produttori, conferitori di uve.
La coppia emana una complicità lavorativa e di vita che va oltre le parole, la loro complementarietà si manifesta in più occasioni: Marisa solida e di poche parole, Andrea un vulcano di iniziative e di simpatia.
Proprio Andrea, l’indomani, guida la visita alla cantina e alla bottaia e racconta la storia dell’azienda, nata con fatica nel 1983 in un territorio con scarse risorse economiche e in un contesto culturalmente non facile, dove uno dei problemi principali incontrati è stata la disomogeneità dei territori dal punto di vista pedoclimatico perché si tratta di fazzoletti di terra aggrappati alla roccia.
Ma i tantissimi vitigni locali, le ben 42 varietà di autoctoni, alcuni dei quali nemmeno ancora classificati, ha reso questa terra unica e il suo vino non imitabile in nessun altro luogo. Per questo motivo, Marisa e Andrea, su consiglio dell’ enologo, Luigi Mojo, consulente della cantina, hanno deciso di valorizzare le peculiarità dei vitigni della loro terra.
La bottaia delle Cantine Marisa Cuomo è scavata nella roccia e Andrea mostra con legittimo orgoglio le pietre laviche di 250 chili su cui poggiano le travi di castagno che sorreggono le barrique, ad una umidità costante al 90%. Subito fuori, un micro laboratorio per le analisi tecnico-enologiche.
La visita continua con i vigneti con pendenze anche del 60%, allevati in un territorio dolomitico calcareo, da ambiente marino, in seguito arricchito da ceneri e lapilli e rinfrescato dal costante influsso della brezza marina.
E mentre, con gli occhi brillanti, Andrea afferma che
“fare vini in questa terra è perdente, è difficile” ma che “ io vedo oltre le montagne quello che succederà dopo, ho la capacità di vedere oltre gli ostacoli”, ci indica gli stretti e ripidissimi terrazzamenti con piante a piede franco, dove è praticamente impossibile un sistema di meccanizzazione. Ma le uve di questa terra sono la base di grandi vini, in particolare il Ripoli, il Fenile, la Ginestra e poi ancora l’Aglianico, la Biancolella, la Falanghina e tutti gli altri.
Il Fiorduva, fiore all’occhiello dell’Azienda, che prende il nome dal fiordo di Furore, nacque nel 1995 e fu degustato nel 2000 da Luigi Veronelli che lo definì” un vino appassionante che sa di roccia e di mare”.
Da allora il Fiorduva viaggia per il mondo.




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