Interessante sia per l’approfondimento geologico in materia di terroir creato da magma lavico, sia per la degustazione di otto vini veramente notevoli, la serata organizzata da Onav Milano sul tema “I vini dei vulcani”, condotta dal Presidente Intini, che ha messo in evidenza la vastità dell’estensione dei territori vulcanici in Italia e nel mondo.
A parlare di valore dei vulcani, oggi, nel campo della produzione enologica, sono stati per primi i promotori di “Volcanic Wines”, associazione nata nel 2009, che raccoglie al suo interno le doc italiane di origine vulcanica, assieme ad enoteche e a comuni che sono accomunati dal “fattore vulcano”. Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio, afferma, a questo proposito, che “i valori del vulcano sono di grande attrazione e, sostanzialmente, tutti positivi perché significano rigenerazione, forza, potenza..”
I suoli costituiti o originati da vulcanoclasti ricoprono circa 124 milioni di ettari nel mondo. In termini di paragone, rappresentano quattro volte la superficie dell’Italia, circa l’1% della superficie della Terra, fornendo sostentamento al 10% della popolazione mondiale: dato che esprime in maniera chiara il concetto di “fertilità” spesso attribuito alla terra dei vulcani in tutto il mondo.I suoli vulcanici sono distribuiti prevalentemente lungo i bordi delle placche tettoniche o in loro prossimità. Tra le principali zone vitivinicole mondiali costituite quasi interamente da questo tipo di suoli possiamo elencare Napa Valley (California), Casablanca Valley (Cile), Santorini (Grecia), Rias Baixas (Spagna), Stellembosch (Sud Africa), Isole Azzorre (Portogallo), Alture del Golan (Isralele), Yarra Valley (Australia).
In Italia i principali distretti produttivi di questo tipo si trovano, partendo da nord, in Alto Adige, nella zona di Terlano, nel Soave, ai piedi dei Monti Lessini e sulla parte collinare dei Colli Euganei, in Toscana, zona Pitigliano, nell’areale dei Castelli Romani, nei territori di Orvieto e Montefiascone, nel Frascati e nel Viterbese, a Roccamonfina e a Galluccio in provincia di Caserta, nella zona del Vesuvio e dei Campi Flegrei in Campania, nella zona del Vulture e nell’arcipelago delle isole Eolie, sull’Etna e a Pantelleria in Sicilia, nell’areale di Mogoro, in provincia diOristano.
Nel suo complesso, la superficie vitata su cui insistono le doc di origine vulcanica ammonta a 17.050 ettari, per una capacità produttiva di 1.262.923 ettolitri di vino, che in termini di bottiglie corrispondo a 150 milioni di bottiglie.
Ma quali sono le componenti che rendono unici i vini prodotti all’interno delle zone vulcaniche?
Intanto va precisato che, molto spesso, la viticoltura di queste aree e sulle pendici dei vulcani è frutto di una incessante azione di costruzione del territorio, attraverso lavori di contenimento morfologico e di terrazzamento che richiedono un intervento continuo. Ma l’ingrediente segreto della loro caratteristica consiste nella composizione dei suoli, che, a loro volta, sono figli delle differenti attività vulcaniche. Le eruzioni vulcaniche, che possono manifestarsi sia come emissioni all’esterno di materiale solido, come i lapilli e le bombe, sia con la fuoruscita di ceneri o, ancora, con la classica colata lavica o allo stato gassoso, sono generatori di nuove realtà geologiche e un bonificatore di terreni sterili: ciò che esce dal vulcano è molto fertile.
Se l’elemento essenziale del magma è la silice la cui percentuale varia dal 50 al 70 %, il resto è composto da una miscela di altre sostanze e proprio l’eterogeneità, che vuol dire ricchezza di potassio, fosforo, zolfo, calcio, sodio, magnesio e di microelementi quali ferro, manganese, rame e zinco, è la chiave di lettura della particolare caratteristica dei luoghi vulcanici.
Esistono, poi, differenze tra i suoli vulcanici e sono sia dovuti alla struttura fisica, dai più leggeri come quelli costituiti dalla pomice dell’isola di Salina ai più pesanti ed argillosi dei vigneti dei Lessini e di Soave, ai tufi di Montefiascone ed alle sabbie di Frascati, sia alla composizione chimica, da quelli basici derivati dalla degradazione dei basalti, a quelli neutri e subacidi costituiti da porfidi e graniti, rispettivamente di Terlano e della Gallura, da quelli ricchi di scheletro dell’Etna alle ceneri dei vigneti del Vesuvio.In generale, però si può affermare che nessun altro suolo derivato da matrici calcaree o moreniche o metamorfiche ha una tale ricchezza di minerali.
Tutte le aree vulcaniche sono a fortissima vocazione vitivinicola e caratterizzate da produzioni di assoluto pregio, in particolar modo per quanto riguarda la tipologia dei vini bianchi (ma non mancano illustri esempi di produzione di vini rossi). E’ evidente che esiste una relazione tra suoli composti da basalti, tufi, pomici e la ricchezza gustativa e l’equilibrio che si riscontra normalmente nei vini bianchi prodotti in questi terroir.
Dal punto di vista sensoriale e organolettico, in un mondo in cui è sempre più difficile distinguere un vino da un altro, i cosiddetti sentori minerali stanno assumendo sempre più un carattere identificativo per alcune produzioni, anche se è solo negli ultimi anni, e grazie a tecniche di vinificazione in riduzione, che si è riusciti a sviluppare aromi e profumi riconducibili alla mineralità.
Semplificando e per capire meglio è quell’effetto che si produce aggiungendo il sale su una fetta di limone. Il primo impatto è dato dall’acidità e può essere aggressivo, poi subentra la salinità. Il sale tampona l’acidità portando una dolcezza contenitiva e si traduce in uno stimolo profondo e lungo per le papille gustative.
Degustazione:
1) - Miglio Bianco Falanghina dei Campi Flegrei DOC, 2015.
Colore: bel paglierino carico.
Naso: floreale, gradevole e pulito, con leggera connotazione minerale e vagamente dolce. Alla rotazione, note di tiglio, di fiori gialli, di miele, sentori di banana e pesca matura.
Bocca: interessante e bella l’acidità di questa Falanghina che cresce ai piedi del Vesuvio e che dà un vino ben costruito, rotondo, in bocca corrispondente all’ olfatto. Vino giovane, sapido, lungo e persistente che emana, dopo un po’, anche note più verdi di clorofilla, note di fieno, sentore di banana e frutta bianca.
2) - Contrada Salvarenza, Soave Classico DOC, 2006, Gini
Colore: dorato e bello il colore di questo grande Soave da terreno basaltico-calcareo, maturato in legno.
Naso: importante all’olfatto con sentori di frutta tropicale quali ananas, mango, papaia, albicocca intensa disisdratata, mela.
Sentori di pietra focaia e bella nota minerale garbata miscelata con una nota burrosa: un naso di grande ricchezza per questo vino di dieci anni.
Bocca: burroso, grasso, tropicale, speziato e balsamico, lunghissimo e ricco di connotazioni affumicate. Garganega grandissimo con fondo amarotico, che regala sensazioni secche ma anche burrose. Lunghissimo e di bella acidità.Vino abbinabile con piatti di pesce elaborati, primi piatti con verdure e di bella struttura, carni bianche, salumi locali. Vino oltre i 90 punti.
3) - Barbarano Colli Berici DOC, 2016, Collis
Colore: molto bello il colore di questo Tai rosso di 12° dei Colli Berici.
Naso: emerge subito una interessante e vaga nota affumicata ma anche sentori fruttati, di lamponi, di fragola selvatica; percezione leggermente amarotica data da chiodo di garofano e spezia, un po’ fumè. Molto pulito al naso, con anche note di grafite, di terra e percezioni sulfuree.
Bocca: meno coordinato in bocca, risulta più scomposto, un po’ acido e un po’ tannico; bocca non all’altezza del naso.
4) - San Lorenzo Ciliegiolo, Maremma Toscana IGT, 2013 Sassotondo
Colore: bel colore violaceo di questo Ciliegiolo in purezza della zona di Sorana, allevato in terroir tufaceo.
Vitigno diffuso in Toscana per i sentori fruttati che regala al Chianti in uvaggio col Sangiovese.
Naso: floreale e fruttato con nota sulfurea, tanto fiore e tanto frutto;
alla rotazione del bicchiere regala sensazione bella ciliegia marasca e sentori terrosi.
Bocca: grande vino con nota di ciliegia un po’ dolciastra e con un bel tannino; grande eleganza finale. Vino elegante e tannico.
Il Ciliegiolo è un vitigno che sta per essere rilanciato nell’alto viterbese per essere vinificato in purezza. Vitigno di bella potenzialità.
5) - Carato Venusio, Aglianico del Vulture DOC, 2012, Cantine di Venosa
Colore: nobile e bello il colore di questo Aglianico del Vulture in purezza di 14,5°.
Naso: balsamico con note di timo mentolato, sentori forti e densi, quasi di cioccolato. Alla rotazione, sentori di erbe aromatiche, rosmarino e salvia, ma anche di frutto macerato e di terra. I profumi della zona di montagna in cui è allevato il vitigno.
Bocca: sentore mentolato con tannino, liquirizia netta ed evidente, lieve sentore di sedano: vino lunghissimo e gradevole.
Prodotto tipico, sano e fatto bene, rispettoso della tradizione, piacevole e ben costruito anche se più rude e corposo che elegante.
L’Aglianico uno dei vitigni piu significativi del patrimonio italiano.
6) - Serra della Contessa, Etna Rosso DOC, 2013, Benanti
Colore: lo stesso colore elegante e poco marcato che hanno in comune il Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio c col Pinot Nero.
Naso: particolare sentore di carni macerate piccanti, pepate e speziate, ma anche di terra e mineralità: un naso intrigante, molto denso e ricco.
Bocca: intenso e forte il tannino intenso di questo vino tipico, un po’ rude con acidità marcata, struttura robusta e che, sicuramente, reggerà bene nell’evoluzione.
I vigneti dell’Azienda Benanti sono in posizione bellissime e con uve selezionate e molto curate.
Bell’esempio di vino con acidità marcata, prodotto molto tipico di terreno vulcanico.
7) - Gattinara DOCG Riserva, 2011, Travaglini
Colore bellissimo ed elegante il colore di questo nebbiolo dell’Alto Piemonte.
Naso: fini sensazioni di note floreali, sentori balsamici, bella verticalità e grande eleganza; alla rotazione del bicchiere emergono le note di pino e di eucaliptolo ma anche sentori di frutta marmellatosa rossa e di erbe mentolate e medicali. Gran vino, di grande eleganza
Bocca: buonissimo, con un bel tannino da cacao fine, lungo e gradevolissimo.
8) - Malvasia delle Lipari DOC Passito, 2015, Fenech
Colore: color rame dovuto alla percentuale (5%) di Corinto Nero.
Naso: bell’agrumato, soprattutto di albicocca ma anche, in tono minore di mandarino e arancia in marmellata.
Bocca: dolce e garbato, regala una bella sensazione dell’amaro della buccia degli agrumi con nota dolce e finale lungo, secco e gradevole.
Il vino di Salina che, in origine, era un vino molto secco, è particolarmente sapido e salato per la mineralità delle terre vulcaniche.
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