lunedì 20 aprile 2015

Il Barolo di Mauro Mascarello in degustazione all'Onav di Milano

Allo Starhotel Ritz, giovedì 16 aprile 2015, Mauro Mascarello ha presentato e illustrato alcuni dei suoi vini più prestigiosi in una serata entusiasmante condotta da Franco Ziliani e da Vito Intini.
Protagonisti indiscussi della serata, oltre a Monsù Monprivato, come ama definirlo Ziliani, le Langhe e il Nebbiolo “ figlio della terra che lo produce e che non ha bisogno, per esprimersi, di eccessivi trattamenti ma che, da solo, rende omaggio al territorio di appartenenza” come, secondo le parole di Veronelli “un canto della terra verso il cielo"
Storia
Lo stesso Mauro, in prima persona, ha raccontato la storia della sua famiglia che è certamente un simbolo della viticoltura di grande qualità nelle Langhe fin dalle origini, quando il Barolo si vendeva sfuso e il nonno Maurizio acquistò la prima terra nel 1902, la Cascina Falletto in regione Monprivato con vigne vecchie di sessant’anni.
Ora la proprietà è di circa 15 ettari di vigneto, tutti situati nella zona del Barolo e il fiore all’occhiello è proprio il mitico vigneto Monprivato, di sei ettari in collina, a 280 metri sul livello del mare, al centro della zona d’origine del Barolo. Si tratta di un vigneto storico, addirittura documentato negli archivi catastali del 1666 che è stato anche elencato tra gli undici vigneti storici di prima categoria della zona del Barolo da Renato Ratti, grande studioso della storia di Langa.
Ma importanti sono anche altri vigneti come Villero, Santo Stefano, posto in territorio di Monforte d’Alba in frazione Perno, e poi Bricco e Scudetto di cui ha portato un’ottima Barbera in degustazione.
Mauro ci spiega che la zona del Barolo è ampia, si estende su 11 comuni e c’è enorme differenza tra i vari terroir per composizione del terreno, per esposizione, altitudine e per questo i vini prodotti sono diversissimi tra loro.
Ribadendo che il Barolo è un vino unico ed inimitabile, ricorda con noi quegli anni difficili quando, dal 2000 in poi, il mondo del Barolo tradizionale era stato travolto dalla moda seguita da molti dei produttori locali spinti a usare la barrique che snaturava il Nebbiolo che è” quella cosa speciale e unica con poco colore che si fa amare come pochi altri perché è figlio di un territorio”.
Avevano tentato di farlo cambiare, ci racconta, mentre Il vero produttore del Barolo sa di non essere lui il protagonista ma che deve solo lasciare che la terra esprimersi. Per fortuna, in quegli anni, alcuni tennero la situazione salda con rispetto per la terra e con la trasmissione delle antiche esperienze e, in contrapposizione ai cosiddetti “Barolo boys”, amanti della barrique, continuarono a fare quel vino che è figlio della migliore tradizione, quello che nasce da fermentazioni che hanno bisogno di tempo, da affinamenti lunghi e meditati in botti grandi di rovere di Slavonia, con tempi lenti e procedimenti tradizionali: quei pochi furono, appunto, Bartolo Mascarello, Beppe Rinaldi, Mauro Mascarello, Baldo Cappellano, Giovanni Conterno e Aldo Conterno, poi definiti “ Gli ultimi dei Mohicani”.

Degustazione

Mentre Mauro Mascarello afferma che è il momento di lasciar parlare il suo vino, si inizia la degustazione col primo vino :
1) Dolcetto D’Alba Bricco Mirasole del 2013
Dolcetto importante con uve che provengono da Castiglione Falletto, di grado zuccherino non elevatissimo, Bricco Mirasole si rivela corposo e terroso con naso ricco, denso e complesso, con sentori di viola, ciliegia selvatica e di prugna e, in bocca, ricco, polposo e fresco, succoso e di sostanza ma lineare, con tannino leggero, di bella acidità e con lieve sentore di mandorla. Definito “ vino quotidiano” da Ziliani che, per tutta la serata, ha fatto da intervistatore e commentatore alle parole di Mauro Mascarello, ma anche vino da vitigno esigente, che deve essere coltivato in terreni particolarmente vocati per ottenere un ottimo risultato, che predilige le terre bianche, non ama il legno e si deve bere entro i 5 o 6 anni perché mantenga intatte le sue caratteristiche di profumo ed eleganza. Il Dolcetto è certamente un vino da riscoprire.
Il secondo vino è:

2) Barbera D’Alba 2010
Chiamata anche Barbera Scudetto perché le uve provengono da quel terreno argilloso e con una piccola parte di calcare che ha, in effetti, la forma di un piccolo scudo.
Barbera del 2010, quindi di ottima annata e che, come tutte le Barbere antiche, non ha fatto legno; si rivela veramente eccezionale, gradevole e profumata, con una bella acidità, un grande equilibrio ed una bella armonia, nonostante i 15 gradi di titolo alcolometrico.

Il terzo vino è

3) Freisa Langhe 2011

Dal vitigno Freisa che, come dimostrato dalle ricerche genetiche, è un progenitore del Nebbiolo e che è uva difficile, di bassa resa, la cui origine è da ricercarsi nelle Langhe. In questo caso la Freisa ha avuto una maturazione di 16 mesi in legno ed è vino dai tannini piacevoli, di profumo intenso e originale e di grande eleganza al naso e in bocca; in generale è vino che richiede una prolungata maturazione in legno per il suo elevato grado di tannicità originale ed è quindi poco remunerativo ed è ormai prodotto solo da una decina di Aziende in Langa.

La degustazione dei tre Baroli in programma per la serata inizia con:

4) Barolo Villero 2010


Questo vino è prodotto da uve di provenienza da Castiglione Falletto, zona Villero, il cui terreno è composto da calcare al 40%, da argilla al 40% e da sabbia per un 20%, quindi da una miscela ottimamente equilibrata; al naso esprime immediate finezza ed eleganza con sentori gradevolissimi di fiori e frutti ed, in particolare, il lampone, la rosa e il cacao, con, in più, una percezione terrosa e raffinata e, in bocca, una suadenza e una dolcezza naturale di tannini eleganti ed armoniosi. Barolo di fascino immediato, Barolo “femminile”, come viene definito perché è vellutato, morbido, elegante e suadente, una vera armonia.

5) Barolo Monprivato 2010


Da terra che è di esclusiva proprietà di Mauro Mascarello, un preziosissimo crù costituito da calcare al 92% e da argilla e sabbia per il restante 8% e dove, negli strati più profondi, emerge la ricchezza dei fossili e delle alghe provenienti da antico fondale marino. Le uve Nebbiolo che vi crescono maturano più lentamente ma danno al vino struttura e complessità e una grande capacità di invecchiamento.
Il Barolo Monprivato proprio grazie al terroir di provenienza e alla bassissima ed intensa resa per ettaro, esprime un’armonia ed una ricchezza di sentori al naso e una perfezione in bocca di difficile descrizione, con una caratteristica nota olfattiva e gustativa di rosmarino che lo caratterizza. Si può solo definire la sua degustazione un’esperienza entusiasmante.

6) Barolo Monforte Perno Santo Stefano 2010

Terzo Barolo in degustazione prodotto da uve allevate su terreno rosso e argilloso; il colore risulta più acceso ed intenso, i sentori al naso più marcati in generale e, in particolare, balsamici e lievemente mentolati ed, in bocca, caldo, ricco, largo, intenso e terroso, benchè si tratti di un vino, come i suoi predecessori, particolarmente giovane.

Tre capolavori di Mauro Mascarello che lasciano intravedere il lavoro e la passione che li ha prodotti e che ci hanno regalato emozioni davvero molto intense.
La conclusione della serata è avvenuta con le parole di Franco Ziliani che, salutando il gradito ospite, ha affermato che “ se si ama il vino di Langa, non si può non voler bene a quest’uomo” che ha sempre sostenuto la tradizione e ha riversato nella terra la sua grande passione.























Nessun commento:

Posta un commento