domenica 31 maggio 2015

VINI & VITIGNI: ORVIETO DOC VINO DI TERRITORIO DELL' AZIENDA PALAZ...

VINI & VITIGNI: ORVIETO DOC VINO DI TERRITORIO DELL' AZIENDA PALAZ...: L’azienda Palazzone è un punto di riferimento nel territorio umbro per la produzione dell’Orvieto bianco di cui si producono complessivament...

ORVIETO DOC VINO DI TERRITORIO DELL' AZIENDA PALAZZONE

L’azienda Palazzone è un punto di riferimento nel territorio umbro per la produzione dell’Orvieto bianco di cui si producono complessivamente circa 16 milioni di bottiglie anche se, purtroppo, non sono numerose le aziende che possono considerarsi di bandiera e che producono vini di eccellenza.
Il territorio umbro è splendido e il vigneto è storico e ad Orvieto si produce tanto: l’Azienda Palazzone è sempre stata in tale panorama vinicolo una produzione significativa per la produzione di vino bianco dell’Italia centrale che si è degustato nella sede Onav di Milano attraverso otto vini in una serata dedicata all’Umbria.
Giovanni Dubini , produttore dell’Azienda, introdotto dalla presentazione di Vito Intini, Presidente Onav, ha sottolineato l’importanza storica dell’Orvieto, affermando che una Denominazione storica e conosciuta in tutto il mondo deve essere valorizzata e protetta dai produttori del territorio. Purtroppo, negli ultimi anni questo vino ha perso un po’ di smalto benchè si tratti di una denominazione importante, la quarta per importanza tra i bianchi italiani, e si dichiara contento di pubblicizzare la sua zona.
La storia

Ad Orvieto si fa vino da 2500 anni, già gli Etruschi lo facevano, in maniera moderna perché utilizzavano le caverne sotto terra e cioè vinificavano a temperatura controllata nelle grotte di tufo dove era possibile un’ottima conservazione.
Il tufo delle rocce è sempre stato un elemento importante sia per la produzione etrusca che per quella romana; qui c’era il porto di Pagliano e c’era la confluenza tra il Tevere e il fiume Paglia e da qui partivano le anfore a forma cubica che arrivavano a Roma a portare il vino della zona. La zona è nota fin da epoca antica per aver restituito resti archeologici.
Il vino è sempre stato importante in questa zona e lo dimostrano anche i documenti medievali che attestano che Luca Signorelli per le sue opere al Duomo di Orvieto, in pagamento volle non solo denaro ma anche vino.
Nell’economia della regione la zona è ancora molto importante e, anche se tutto in 2000 anni è cambiato, non è cambiato il territorio, l’elemento fondamentale…” il pezzo di terra che abbiamo sotto i piedi”.
La forza di Orvieto sta nel territorio e, soprattutto, nell’integrazione tra clima e territorio.
Oggi si producono ad Orvieto tanti vini diversi e, in generale la zona è particolarmente vocata e lo dimostra il fatto che anche il marchese Antinori l’ha scelta per produrvi i suoi vini di pregio; - quindi - afferma Dubini, - noi produttori dobbiamo esserne consapevoli e dobbiamo trasmetterne le caratteristiche e l’eccellenza attraverso i nostri vini -
Orvieto è vicino al lago di Bolsena, fa parte del terreno vulcanico dell’alto viterbese e in questa natura di tipo vulcanico si sono formate molte rocce ma qui la più importante è certamente il tufo, roccia friabile e tipica, seguita dal basalto, pietra dura. Esistono, poi, alcune zone di origine marina dove sussistono i sedimenti lasciati dopo il ritiro delle acque del mare.

Il terroir della zona può essere delineato in tre grandi aree:

1) Una zona del piano sotto la città dove scorre il fiume Paglia, dove c’era il porto di Pagliano ai tempi dei Romani, con terreni alluvionali, ricchi di scheletro, terreni non di ricchezza qualitativa ma di buona fertilità.

2)La seconda zona sita a sud della città, in pratica dietro al Duomo, che è zona collinare con terreno fortemente vulcanico e con terra caratterizzata da un PH di 5 o 6, caratterizzata dalla ricchezza di ferro dove le viti crescono con vigore e potenza.Qui le viti crescono con forza e potenza.

3) Una terza zona a nord della città, zona dove risiede anche l’Azienda Palazzone, in collina con terreni dal PH fortemente alcalini di 7,5 e con terreni calcareo-argillosi e profondi che producono vini di struttura e mineralità ben marcate. Rocca Ripesena di origine sedimentaria, con terreni calcarei e argillosi che producono uve di grande mineralità. Al di là del fiume ci sono poi terreni sabbiosi e limosi.

La zona di produzione è stato delimitata nel lontano 1934 dal prof Garavini che andò in perlustrazione della zona e la delimitò dai 150 metri ai 500 metri slm e ne selezionò le uve che producevano i vini bianchi.

Allora molti vini erano fatti con uvaggi perché si producevano per consumo familiare e i vigneti erano piantati con varietà mescolate e i mosti si producevano con uve mescolate direttamente. Non si piantava mai un singolo vigneto.
La denominazione si è trasformata in DOC alla fine degli anni Sessanta ed è stata creata una DOC enorme per le varie polemiche tra produttori che volevano tutti esserne partecipi. E’ una visione di quei tempi che poi è stata stravolta.
I Vitigni

Oggi il Disciplinare dell’ Orvieto DOC ricalca di fatto il Garavini e definisce vitigno predominante il Procanico che è Trebbiano toscano, poi c’è il Verdello, simile al Verdicchio, il Drupeggio, detto Canaiolo bianco, la Malvasia toscana e il Grechetto.
La creazione delle DOC erano anche questioni politiche e ci vollero 7 anni e fu creata una denominazione enorme che copre circa 60/70 chilometri.
Drupeggio e Grechetto erano varietà minori.
Il 60% doveva essere però Trebbiano.

Ma quando si sono vinificate le varietà separatamente si è scoperto che il Grechetto è risultata uva più ricca e aromatica con tannicità e finale amarognolo e si è iniziato a mettere nell’uvaggio moltissimo Grechetto alterando così la ricetta originale del vino. Uva ricca con aromaticità particolare, certo, ma questo ha sfasato tutto, ha cambiato il vino.

Dei 16 milioni di bottiglie prodotte, Il 90% dell’Orvieto è purtroppo prodotto da case vinicole non del luogo, non di Orvieto e il Disciplinare si discute nei Consorzi di tutela e lo fanno come desiderano le maggioranze ma questo non è giusto perchè si vota in base agli ettolitri prodotti. Grossa aberrazione.
Io, afferma Dubini, ho reimpiantato i vigneti che mio padre ha piantato agli inizi degli anni 70 e posso dire che è sempre il blend che fa buono il vino e il Trebbiano è vitigno molto importante.
Le uve hanno grossi caratteri singolarmente ma è il blend che va bene.
Il Trebbiano è il più importante vitigno ed è lo scheletro che dà la durata del vino perché è vitigno tendenzialmente neutro ma se è coltivato in terreni adatti dà la durata e questo in particolare per il Clone Procanico.
Il Verdello dà la parte acida del vino, è simile al Verdicchio, vitigno acido ed è la spina acida.
La Malvasia è la parte aromatica dell’Orvieto che non è stata reimpiantata
Il Grechetto è varietà diventata famosa ed e’ autoctona dell’Umbria; è vitigno rustico come molti vitigni umbri e dà un bel finale amarognolo.
Oggi il discorso riguardante il vino di Orvieto e’ allucinante perché, secondo il Disciplinare per il 40% e’ liberoa la scelta delle uve.
Questo snatura le cose ed è difficile trovare una identità dell’Orvieto.
A mio modo di vedere - afferma Dubini - dovrebbe essere un vino dell’Italia centrale dove la parte aromatica non deve essere troppo importante ma deve essere maschio, con struttura e lunghezza e la giusta vena acida e con una buona potenzialità di invecchiamento.

L’Azienda e il suo terroir

A Orvieto si vinifica fin dai tempi degli Etruschi e, fin da allora, il vino di Orvieto a base di uve Trebbiano o Procanico, è conosciuto e famoso.
Le vigne dell’Azienda Palazzone sono costituite da aree piccole, dei veri e propri crù, con caratteristiche diverse e che solo l’esperienza di molti anni e di molte vendemmie permette di riconoscere e valorizzare.
Le viti si estendono sul versante della collina tra la Rocca Ripesena e il Romitorio a due passi da Orvieto, tra i 210 e 340 mt.s.l.m., esposte a seconda delle pendenze ad E o E-NE.
La natura delle rocce dei luoghi è costituita da argille, limi e livelli sabbiosi; si tratta di 24 ettari vitati in collina, in una cornice paesaggistica di rara bellezza, coltivati con le uve tradizionali dell’Orvieto: Procanico e Grechetto principalmente, poi Verdello e Malvasia a completare l’uvaggio. Ma anche vitigni internazionali: Sauvignon per la Muffa Nobile e Viognier, una delle prime coltivazioni in Italia.
“…tutto è cominciato con l’assaggio di alcuni vini fatti in modo artigianale quandol’azienda serviva solo a fare il vino per la casa. Ci ha colpito l’integrità di alcuni bianchi che pur fatti in modo rudimentale avevano raggiunto con disinvoltura i dieci anni. Nello stesso modo abbiamo progettato i primi vini dolci, da impressioni fugaci, fulminanti, donate da qualche bottiglia contadina…”


Con la diga del lago artificiale di Corbara formatosi negli anni 60 con la costruzione del bacino idroelettrico del fiume Tevere tutto è cambiato nella zona per quanto riguarda le condizioni climatiche.
Si è passati allora ai vini botritizzati sulla pianta perché si è venuta a creare una zona nella parte più bassa della collina con nebbie mattutine ma anche con clima fresco e con terreno soleggiato in zone ad esposizione nord est.
Il vigneto che produce uve botritizzate viene curato particolarmente, è tutto impiantato a Sauvignon al 100%, viene scacchiato e diradato con attenzione e alla fine di ottobre/ primi di novembre si ha buona surmaturazione
I grappoli sono molto attaccati uno con l’altro e si cerca di lasciare i piu’ spargoli perché si asciughino velocemente.
Segue l’assaggio dei vini:

Viognier 2014

Grechetto 2014

Terre Vineate 2014/2013

Campo del Guardiano 2012 - 2010 -2005

Muffa Nobilis 2013



Qui sono nati grandi vini come, appunto

1)Campo del Guardiano
Orvieto Classico Superiore BiancoDoc
Una selezione di Orvieto Classico Superiore, che si affina per diversi mesi in bottiglie coricate in una cavità nel tufo sotto un bosco di castagni.
La complessità degli aromi e la freschezza del frutto restano intatti con il passare degli anni, dimostrando la sua sorprendente capacità di invecchiamento.
Vitigni
Procanico50%
Grechetto30%
Verdello,Drupeggio, Malvasia 20%

2)Muffa Nobilis
Umbria igt
Orvieto è una delle rarissime zone d’Italia vocate alla produzione di vini dolci, una fama che si tramanda da secoli, già dal tempo degli Etruschi. Su un terreno esposto in modo tale da consentire alle nebbie che si formano al primo mattino di favorire lo sviluppo della Botrytis Cinerea nasce la Muffa Nobilis. La vendemmia, dalla fine di Ottobre, avviene con meticolose raccolte per garantire la qualità dei grappoli colpiti dalla Botrytis.
Vitigni
Sauvignon100% colpito da Botrytis

3)Viognier
Umbria igt
Il Viognier rappresenta da diversi anni l'esperienza nelcoltivare e vinificare particolari vitigni internazionali, associando lepotenzialità della terra di Orvieto con la passione per la ricerca esperimentazione enologica.
Vitigni
Viognier 100%

4)TerreVineate
Orvieto Classico Superiore
L' esperienza ha permesso negli anni di scegliere nei vignetidel Palazzone piccole porzioni di terreno dove ottime esposizioni e opportunepotature che limitano la produzione permettono di ottenere grappoli migliori diProcanico e Grechetto selezionati per produrre il Terre Vineate, un nome cheevoca catasti medioevali.
Vitigni
Procanico 50%
Grechetto 30%
Verdello, Drupeggio, Malvasia 20%

5)Grechetto
Grechetto Umbria igt
Identificato oggi da opportune selezioni clonali Grek rappresenta il contributo dell'Azienda alla riscoperta e alla valorizzazione di un antico vitignodell’Umbria, il Grechetto, capace di rappresentare la tradizione e la tipicitàdel territorio.
Vitigni
Grechetto 100%

Responsabile non ultimo di questi vini rari e inconfondibili è anche l’atollo di tufo che domina il paesaggio di Rocca Ripesena che è la testimonianza di un tumulto tettonico ed è in stretta armonia e somiglianza con l’incredibile piattaforma tufacea che contiene la città di Orvieto, entrambi legati in un gigantesco fenomeno creativo che ha contribuito a far crescere quest’uva profumata e ricca e il vino che ne deriva in un paesaggio di bellezza rara e grandiosa.








mercoledì 20 maggio 2015

VINI & VITIGNI: BARRICOCCIO SANGIOVESE DOC E LE PULLEDRE IGT, DUE ...

VINI & VITIGNI: BARRICOCCIO SANGIOVESE DOC E LE PULLEDRE IGT, DUE ...: Il Barricoccio è un contenitore in terracotta ideato e sviluppato a Rubbia al Colle, con forma e dimensione di una barrique. Siamo in pie...

BARRICOCCIO SANGIOVESE DOC E LE PULLEDRE IGT, DUE VINI DI ECCELLENZA DELL'AZIENDA ARCIPELAGO MURATORI SUVERETO VAL DI CORNIA


Il Barricoccio è un contenitore in terracotta ideato e sviluppato a Rubbia al Colle, con forma e dimensione di una barrique.
Siamo in piena terra degli antichi Etruschi che già allora coltivavano la vite ed ottenevano un vino che producevano e stoccavano appunto in anfore di terracotta. E’, quindi, un ritorno all’antico per ottenere un prodotto moderno che esca fuori dall’omologazione dei legni che, anche se già usati, cedono sempre qualcosa o molto al vino.
Affinato in argilla, mantiene nel tempo il colore rubino vivace e fresco della giovinezza ed è ben strutturato e morbido. Un vino generoso, da abbinare a carni rosse, salumi, crostini, conigli e pollame alla cacciatora, ottimo anche con zuppe di pesce e pesce arrosto.
Il vigneto di quasi 6 ettari è stato piantato nel 2001 recuperando 12 biotipi di Sangiovese franco di piede e poco Ciliegiolo da un vecchio vigneto della Val di Cornia. Le viti si trovano a 80 metri d’altezza in ambiente pedecollinare dal suolo argilloso con strati di sabbia profonda, dal clima caldo con buone escursioni notturne ed è coltivato a spalliera a cordone speronato. Sono 5.900 piante per ettaro di cui il 5% Ciliegiolo, un vitigno che ormai sta diventando raro, dal colore e presunto aroma di ciliegia, che darebbe morbidezza al Sangiovese.
Le uve macerano a temperatura controllata e con lieviti selezionati per circa 12 giorni con rimontaggi e follature quotidiane. Malolattica spontanea e riposo per ben oltre i 18 mesi nei Barricocci e per almeno 6 mesi in bottiglia.
Le Pulledre, Indicazione Geografica Tipica nasce da un uvaggio d’incontro tra due origini diverse, francese e italiana che si uniscono e si miscelano in quanto è composto da:
Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah, Sangiovese e Ciliegiolo.
Un vino nato dalla collina della Rubbia, la più̀ alta della Val di Cornia, dove sapori e profumi mediterranei si uniscono alle argille scistose dei suoli per fare dell’eleganza la personalità di questo vino.
Le uve provengono dal Podere La Rubbia e dal Podere Le Pulledre.
Il Podere La Rubbia è un ambiente collinare con clima caldo e ventilato, suoli argilloso-calcarei con sedimenti pietrosi friabili a scaglie di colore che vanno dal bianco al grigio. L’altezza delle vigne, unica in Val di Cornia, favorisce una maggior escursione termica e una costante ventilazione che si traduce in uve con maggiori polifenoli e antociani. Il Podere Le Pulledre è situato in ambiente pedecollinare dal suolo argilloso con strati di sabbia profonda e dal clima caldo con buone escursioni termiche notturne.
In questo vino la forza del Cabernet, la morbidezza dello Syrah, ma anche il tannino e l’acidità del Sangiovese sono perfettamente riconoscibili ma il tutto risulta mirabilmente amalgamato.
“Le Pulledre è la rappresentazione liquida del paesaggio del podere cui si ispira. Un paesaggio non solo fisico ma anche e soprattutto storicoì” racconta Francesco Iacono, viti-enologo delle Tenute dell’Arcipelago Muratori che produce questo vino in Val di Cornia.
La vinificazione ha una procedura tutta particolare:
Syrah ed il Petit Verdot fermentati in tini di rovere in macerazione con le bucce per 7 gg
Sangiovese e Ciliegiolo fermentati in vasche di acciaio con follature per 8 giorni seguite da rimontaggi giornalieri per altri 2 giorni
Cabernet Sauvignon fermentato in tini di rovere in macerazione con le bucce per 45 giorni
Tutti i vini una volta svinati, sono affinati in barrique per 18-20 mesi.