lunedì 5 dicembre 2016

VINI & VITIGNI: Tesori della Costiera Amalfitana

VINI & VITIGNI: Tesori della Costiera Amalfitana: “Considerato uno dei migliori bianchi italiani, riconosciuto internazionalmente come tale, è un vino creato con vitigni sconosciuti che cr...

Tesori della Costiera Amalfitana



“Considerato uno dei migliori bianchi italiani, riconosciuto internazionalmente come tale, è un vino creato con vitigni sconosciuti che crescono in una zona ristretta ed è il prodotto di una viticoltura decisamente eroica: è un grande vino e merita veramente un grande riconoscimento”
Se Fiorduva è il fiore all’occhiello dell’Azienda di Marisa Cuomo, anche il Ravello Rosso Riserva e il Furore Rosso Riserva sono vini di notevole livello.
Come sempre per capire i vini si deve partire dall’ analisi del terroir qui particolarmente favorevole in quanto la zona è montagnosa, a picco sul mare, con strati di materiale roccioso dolomitico alternato a terra calcareo-vulcanica; si tratta di una miscela variegata di tufi, argille e calcare che rendono assolutamente unico questo lembo di terra spolverato a più riprese dalle ceneri delle eruzioni del Vesuvio che, da tempo, lo hanno arricchito e lo hanno preservato dalla filossera, dal momento che qui tutte le vigne più antiche sono ancora a piede franco. In questo terreno, un tempo, la vite veniva impiantata direttamente sulla macera, cioè sul muro verticale di contenimento, tra una pietra e l’altra, per utilizzare il terreno sottostante per altre coltivazioni. Il vignaiolo era quasi sempre anche contadino e pescatore perché riusciva a sopravvivere solo grazie a tutte e tre le attività. Anche il clima qui è ottimo: marino, ventoso non troppo freddo ma d’estate alleggerito dal fresco che arriva dall’entroterra.
Il sistema di allevamento è tradizionale in questa zona tra la penisola sorrentina e la costa amalfitana che risulta essere storicamente il punto di divisione tra la coltura di origine graco- romana a filari ed alberelli e quella di tradizione etrusca con le alberate, i famosi vigneti che si arrampicano sugli alberi.
Terra di grande tradizione di vini bianchi proprio per la particolare composizione del terroir e per le notevoli escursioni termiche del clima, qui le tipologie dei vitigni si distinguono in viti di mare, cioè vitigni che prediligono la parte costiera, viti di fuoco, tipiche delle aree vicino alle zone vulcaniche e viti di terra, all’interno della regione.

Vale la pena di riportare la storia dell’Azienda Marisa Cuomo.
Nel piccolo comune di Furore esisteva l’Azienda Gran Furor Divina Costiera, che, dal 1942, produceva vini prodotti con uva proveniente dai terrazzamenti della costa di Furore; essa venne acquistata da Andrea Ferraioli, ultimo discendente di un’antica famiglia di vinificatori, che la offrì come dono di nozze alla moglie Marisa Cuomo ed, insieme, ripresero la tradizione di famiglia.
Dal 1980 in poi in quei minuscoli pezzetti di terra furono impiantate, sotto la consulenza dell’enologo Luigi Moio, le barbatelle di vitigni del luogo, quelli più tradizionali e quelli più antichi, abituati a crescere sulla roccia come il Coda di Volpe, la Bianca Zita, la Bianca Tenera, il San Nicola, il Ripoli, il Fenile, la Ginestra per i bianchi.
L’attività fu premiata, nel 1995, con il riconoscimento della Doc Costa d’Amalfi e da riconoscimenti nazionali ed internazionali dei vini della zona.
Il Fiorduva vinse l’Oscar del vino nel 2006 come miglior bianco d’Italia.
I tre vitigni autoctoni che lo compongono sono: Ginestra 30%, Fenile 30% e Ripoli 40%, coltivati a pergola tra i 200 e i 550 m.s.l.m.
Le uve che hanno grappoli piccolissimi e rese molto basse vengono vinificate con un’enologia raffinata e ricercata; la raccolta viene fatta in cassette a mano e sono prodotti i tre vini separatamente e maturati in parte in barrique nuove e poi, infine, assemblati. Il risultato è la produzione di un vino ricco, grasso e burroso di grande longevità e di evoluzione.

Degustazione di Fiorduva Furore Bianco 2014. 2013, 2009
Fenile 30%, Ginestra 30%, Ripoli 40%

2014
Vino dal colore giallo carico con riflessi oro. L'odore ricorda l'albicocca ed i fiori di ginestra, con richiami di frutta esotica.
Naso interessante e complesso: agrumi, cedro, mandarino, arancia, frutto tropicale, ananas maturo e percezioni balsamiche.
Alla rotazione del bicchiere prevalgono una sensazione marina e minerale, grande sapidità, note fruttate e gradevoli di pesca ed albicocca matura, frutta gialla. Profumo ricco e intenso.
in bocca si manifesta straordinario e grandissimo, di impressionante persistenza e con nota amarotica di grande eleganza che conduce ad uno stupefacente finale agro – dolce - amaro.
Vino complesso che si abbina a piatti complessi
Ottimo, intenso e pulito.
2013
Naso più minerale, meno fruttato e più balsamico, con note di pino e molta mineralità, molto sapido intenso e piccante, con sentori di zenzero, salvia, menta e anice.
Grandissimo naso con qualche nota di idrocarburo.
In bocca molto mentolato, con note di salvia, timo, pino e balsamo; il frutto è più intenso e diverso dal vino precedente, minore è la presenza di frutta gialla.
Persistente e lungo con retrogusto amarotico e agrumato.
Vino ancora relativamente giovane, di grande intensità e persistenza.
2009
Il colore è decisamente piu dorato.
Il naso nettamente agrumato: cedro, bergamotto, nota di miele agrumato, sentore balsamico con eucaliptolo, frutto giallo tipo pesca stramatura, molto eucaliptolo, sentore minerale molto pulito e netto.
in bocca: straordinario vino rotondo, grasso, floreale e fruttato; euilibrato e armonico: uno dei migliori bianchi prodotti in Italia.
Un grandissimo vino, sapido con connotazioni marine, minerali e speziate, floreale e fruttato che merita tutti i riconoscimenti ottenuti.
Un vino da applauso.

Degustazione di Ravello Rosso Riserva 2012, 2011, 2010
Piedirosso 70% e Aglianico 30%

2012
Colore tendente all’aranciato, elegante e con bella densità.
Bel naso con immediato sentore di speziatura: chiodo di garofano, pepe, frutto rosso fresco, prugna e mirtillo.
Bel naso e bel vino con frutto rosso pulito bella spezia.
In bocca pulito, verticale con note verdi di speziatura gradevole; sentore erbaceo e lunga persistenza.Vino da carni.
2011
Naso profondo e terroso, humus, cipria, frutto rosso macerato tipo prugna; vino pulito, grasso con marasca e con nota di chiodi di garofano, noce moscata e pepe. Più strutturato del precedente, con tannino finale e con lungo retrogusto.
2010
Naso meno verticale, frutto rosso, molta prugna e pepe nero, più smussato al naso, piu maturo e meno aggressivo.
In bocca un bel vino orizzontale con tannino notevole e una bella spezia arricchito da note di incenso. Molto lungo e persistente in bocca, vino del sud con bella tattilità. Ha fatto barrique nuova.

Degustazione di Furore Rosso Riserva 2012, 2011, 2010
Piedirosso e Aglianico 50% e 50%

2012
Naso dolce, morbido e vanigliato; vino elegante con prevalenza di frutto rosso, di mora, ciliegia, prugna e spezia dolce; note di marasca e di pasticceria. L’Aglianico è un modellatore e un equilibratore dei sapori.
In bocca grande vino molto equilibrato ed elegante, tattile con bel finale di grande cioccolato, grande freschezza e bella acidità.

2011
Naso lineare molto elegante e pulito con molto frutto; fresco ed equilibrato dal grande vitigno che è l’Aglianico.
Gradevole in bocca, molto fresco e rotondo con tannini perfetti.
Persistentissimo, con grande freschezza e con bella spezia.

2010
Questo vino conferma che aumentando la percentuale di Aglianico si ottiene un vino più equilibrato e con maggiore persistenza.
Naso con sentori di frutta sotto spirito, di marmellata, di pepe, di terra, di spezie, cuoio, cannella e di macerazione dichiarano un bel vino già evoluto.











lunedì 10 ottobre 2016

GRANDI VINI AROMATIZZATI

Serata interessante, intensa e originale quella organizzata da Onav Milano il 6 ottobre 2016, sia per le otto gradevolissime degustazioni di vini rari e speciali, sia per le storie aneddotiche e le curiosità sul passato e sulla storia di questi vini, veri tesori della produzione del nostro paese, illustrati da Vito Intini.
I vini aromatizzati si creano con alcol e prodotti aromatizzanti, per una base enoica del 75% e un titolo alcolometrico compreso tra i 14,5° e i 22°, con alcol etilico solo di origine vinicola e la loro produzione nacque, in passato, dall’esigenza di conservare i vini e di rendere più gradevoli quelli mediocri con l’aggiunta di erbe e spezie che, si riteneva, avessero anche proprietà medicali, antisettiche e antibatteriche.
Se il vino era considerato un medicamento fin dal tempo dei Greci e già Galeno, nel II sec. D.C. ne raccomandava il valore terapeutico, fu soprattutto dal Medioevo in poi che speziali e vinattieri divennero in grado di preparare vini speziati, ognuno con la propria formula segreta.
Lo testimonia la bellissima storia inedita del Rabarmasino, creato da una ricetta della Farmacia Regia Masino, una delle più antiche di Torino, fondata da Giambattista, lo speziale di corte di Carlo Alberto di Savoia. Creato con vino siciliano cui si aggiungevano zucchero, alcol ed infusi ottenuti da radici di genziana, assenzio, boldo e rabarbaro cinese, il Rabarmasino era considerato un vero e proprio medicinale dei re e dei nobili, antiinfiammatorio, digestivo, lassativo e vitaminico, nonché disinfettante per lacerazioni e ferite. Questo infuso di erbe, che ancor oggi si vende in farmacia, si presenta con un bellissimo color ambrato e, al naso, richiama il rabarbaro e la genziana, il cuoio e il legno secco. Buonissimo in bocca, morbido e rotondo.
Interessante, poi la storia dell’Ippocrasso che la tradizione vuole sia stato inventato da Ippocrate nel V secolo A.C. ma riprodotto nel Medioevo e, oggi, prodotto in Basilicata: vino molto speziato e un tempo ricercatissimo sia perché l’alto costo delle spezie che permetteva al nobile di ostentare la propria ricchezza anche a tavola, sia perchè i medici medievali erano convinti che le spezie rendessero più digeribili le vivande. Questo digestivo medievale, creato con artemisia, miele, cannella, zenzero e cardamomo, offre un naso ricco e un po’ agrodolce, con sentori di spezie, miele e pepe; in bocca è curioso, piccante e marcato, intenso e molto speziato.
Narrata, poi, la storia del Vermut nato a Torino nel 1786 da Antonio Benedetto Carpano, che rappresentò per molto tempo il 25% di export italiano e che ebbe successo in seguito alla guerra tra Francia e Inghilterra, quando vennero bloccate le importazioni di vino francese sull’isola e quando, di conseguenza, gli inglesi ricercarono vini liquorosi portoghesi ed italiani. Si tratta di un infuso di assenzio o artemisia, unita ad altre erbe medicinali come luppolo, camomilla, garofano, cardamomo, sambuco e zafferano ecc, fatte macerare nel vino, secondo quantità e ricette storiche che, spesso non sono state tramandate. L’assenzio è una pianta che cresce in modo libero che contiene il Tujone, un terpene che può creare danni se consumato in grandi quantità. Il primo Vermut in degustazione è Falset di Canelli, che offre un naso aromatico, balsamico, con sentori di rabarbaro e legno; il secondo, il Vermuth del Professore, risulta più ampio, di grande complessità olfattiva, con sentori di legno, rabarbaro, genziana, chinotto, tabacco e con una dolce nota di vaniglia.
In Italia esiste anche la tradizione di vini creati con la frutta messa a macerare con alcol e zucchero o miele, prodotti tipici del centro e sud dell’Italia, vini fatti in casa, vini dell’accoglienza. Nel Mandorvin, creato in Sicilia, sull’Etna, c’è la fermentazione di mandorle amare nel vino e il risultato è un prodotto che ha in Sicilia diffusione ampia, viene servito freddo come aperitivo o come vino da dessert in abbinamento con la cassata o con la frutta martorana. Color ambra dorato, naso gradevole, alla mandorla, con vena dolce, equilibrato, pieno ed intenso in bocca.
Il Ratafià appartiene, invece, alla cultura e alla tradizione franco-piemontese ed è un vero e proprio liquore di 27°alcolometrici, creato con amarene macerate nel vino rosso di Montepulciano. Rosso violaceo, strordinario e intenso al naso con aromi di liquirizia, rabarbaro e legno, in bocca gradevole ed elegante, amalgamato ed armonico, da abbinare al gelato, o al semifreddo. Ambrato al colore, al naso offre sentori di mobile antico, legno secco, china, rabarbaro e genziana. Buonissimo in bocca, rotondo, morbido e armonico.
Un fiore all’occhiello dell’Azienda rappresenta, ancora oggi, il Barolo Chinato di Cappellano, creato a Serralunga d’Alba alla fine dell’Ottocento nella farmacia del dott. Teobaldo Cappellano e indicato, in origine come ricostituente per bambini e medicamento contro il raffreddore. Creato con una ricetta segreta a base di china calissaia, rabarbaro e cardamomo, risulta di straordinaria finezza ed eleganza al naso, intenso, armonico ed quilibrato in bocca.

VINI IN DEGUSTAZIONE:

1) Mandorvin, antico vino di Sicilia aromatizzato alle mandorle

2) Ratafià Praesidium

3) Vermut Falset

4) Vermut del Professore Vaniglia Distillerie Quaglia

5) Rabarmasino della Farmacia Regia di Torino

6) Barolo Chinato di Teobaldo Cappellano

7) Polvere di Ippocrasso vino medievale.


venerdì 17 giugno 2016

VINI & VITIGNI: I GRANDI BIANCHI DI SLOVENIA

VINI & VITIGNI: I GRANDI BIANCHI DI SLOVENIA: Un’occasione unica per scoprire una delle nazioni produttrici di grandi Bianchi è stata quella del Banco di assaggio dei Bianchi di Slovenia...

I GRANDI BIANCHI DI SLOVENIA

Un’occasione unica per scoprire una delle nazioni produttrici di grandi Bianchi è stata quella del Banco di assaggio dei Bianchi di Slovenia, organizzato da Onav Milano, allo Starhotel Ritz, il 15 giugno 2016 con la presenza anche il Console Generale della Repubblica di Slovenia, Gregor Suc.
Certamente durante la serata è stato palpabile l’entusiasmo, causato soprattutto dalla partecipazione di tanti giovani produttori, desiderosi di proporre al pubblico i loro prodotti e di farli degustare.
In degustazione solo vini bianchi prodotti nelle tre regioni viticole del Paese:
PRIMORSKA (Litoranea), la zona confinante con l’Italia dove viticoltura risente dell’influsso del mare e delle Alpi che si suddivide a sua volta in quattro zone: Goriška Brda (Collio sloveno), Vipavska Dolina (Valle del Vipaca o Vipacco), Kras (Carso sloveno) e Koper (Capodistria).
PODRAVJE, a ridosso di Ungheria e Austria, è l’area attraversata dal fiume Drava e presenta vini con caratteristiche simili a quelli austriaci per struttura, cultivar e vinificazione.
POSAVJE, territorio confinante con la Croazia, dove si producono i famosi LEDENO WINES, gli Ice Wine sloveni.
Tra i vini bianchi, in Slovenia, molti sono quelli creati con i vitigni internazionali e, come ci racconta il giovane produttore dell’Azienda Guerila ( nome che vuol dire rivoluzione) questo è soprattutto un retaggio del periodo del comunismo, quando si producevano i vini per le masse, solo con vitigni internazionali, in particolare con lo Chardonnay, in grandi quantità e destinati alle cantine sociali e si verificava una grande omologazione tra i vini. I vitigni autoctoni, che erano stati espiantati per ordine superiore, sono stati riscoperti e rivalutati solo alla fine del comunismo, anche prendendo spunto dal vicino Collio e ora le aziende sono fiere di vinificarli e proporli come una peculiarità e ricchezza della loro terra.
Se la Rebula ( la nostra Ribolla) è il vitigno più diffuso, si stanno espandendo anche Zelen, Pinela, Sipon e Vitovska.
“Zelen e Pinela sono il nostro orgoglio personale” afferma il giovane produttore Guerila “ e pensare che erano già conosciuti, nell’Ottocento, alla Corte imperiale viennese come vini per le feste”
La Rebula viene proposta dall’Azienda Erzetic, una delle più importanti realtà vinicole slovene e la produttrice è una giovane ragazza molto preparata: ci fa degustare Rebula in purezza, di colore giallo paglierino con alcuni riflessi dorati, sottile e delicato al naso ma con netti sentori di frutta gialla matura, mele e delicata nota speziata di chiodi di garofano. Ma il loro cavallo di battaglia è certamente la Rebula affinata in anfora, secondo un metodo ancestrale che nasce nella parte orientale del mediterraneo in periodi antichissimi e, proprio per rispettare l’antica tradizione vengono utilizzate solo anfore in terra cotta georgiana.
Tramite questo sistema di vinificazione si ha la possibilità di degustare vini originali, i famosi vini aranciati, con colori che tendono all’ambra, con profumi di confetture e miele, caratteristiche dovute sia alla surmaturazione che a questa antichissima tecnica di affinamento che permette al vino di comunicare con il terreno.
L’Azienda Scurek di Dobrovo nel Collio ci propone in degustazione Rebula e Stara Brajda, nome che significa vigna vecchia e che è una interessante cuvèe creata con l’uvaggio di molti diversi vitigni. Il produttore ci racconta che l’Azienda è arrivata alla quinta generazione, alleva viti su 25 ettari ed è completamente a conduzione familiare.
L’Azienda Mavretic propone la sua versione di Pinela ma, soprattutto, ci stupisce con un raro Icewine, 2011, di Sauvignon bianco in purezza, di eccellente annata.
Al naso raffinata miscela di frutta, miele, uva passa e albicocche secche, in bocca acido e fresco, setoso e robusto; un vino ricco e pieno, morbido ed armonioso.
L’Azienda Stoka presenta come suo vino più importante la Vitoska Grganja 2014, prodotta da vitigno molto antico e, un tempo, molto diffuso nel Carso.

In degustazione i vini delle seguenti Aziende:

Bjana
Goriska Brda
Edi Simcic
Piro
Movia
Valter Sirk
Scurek
Marjan Simcic
Erzetic
Zanut
Kristiancic
Lisjak Wine Art
Guerila
Stokeli
Burja
Sutor
Korenika & Moskon
Vinakoper
Stoka
Kobal Vina
Pra Vino
Dveri Pax
Ducal
Joannes Protner
P&F Wineries
Sturm
Mavretic
Marof





domenica 22 maggio 2016

AFFASCINANTI GRUNER VERTLINER DELLA WACHAU


Profumati, freschi, sapidi, fruttati o speziati, i Grüner Veltliner della Wachau rappresentano un vero fiore all’occhiello delle vitivinicoltura d’Austria.
La terra di provenienza, nei dintorni di Vienna, è costituita da circa una quarantina di chilometri di rocce, terrazze a vigneto e villaggi caratteristici che si alternano lungo il corso sinuoso del Danubio ed è stata dichiarata nel Duemila dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità.
Tale zona è da tempo identificata come la patria del vitigno Grüner Veltliner, che, in questo terroir, si esprime in vini di grande classe ed è un vitigno molto antico, le cui prime citazioni risalgono al XVI secolo. Qui si coltiva anche il Riesling che, benchè meno diffuso, trova espressioni che lo rendono in grado di competere con i famosi vini della Mosella.
Il clima è continentale in generale, tipico della zona del Danubio, ma con presenza di venti caldi provenienti spesso dalle steppe dell’Est: fattore che concorre a creare, nell’arco di pochi chilometri, una notevole varietà di microclimi, tutti con notevole escursione termica tra giorno e notte.
Il terreno è costituito essenzialmente da roccia primaria sulle terrazze e suoli sabbiosi sui versanti, dove la coltivazione della vite arriva fino a 450 m s.l.m. Qui la viticoltura ha origini antiche, come dimostrano le terrazze e i muretti a secco scolpiti e creati dall’uomo molto tempo fa, pare ai tempi dell’insediamento dei primi monasteri nel nono secolo d.c. Anche il nome Wachau sembra risalire a una fattoria di proprietà di monaci bavaresi, citata nell’830.
Nel 1156 l’area di confine bavarese fu trasformata nel principato d’Austria e nel 1285 Leuthold II divenne “Oberster Schenk in Östrreich”, che oggi sarebbe il più alto sommellier della nazione.
Questo secolo fu il primo periodo di grande viticoltura, quando i monasteri bavaresi ottennero terreni e vigne nella Wachau, dove furono realizzati vigneti, soprattutto su quelli in pendenza. Le viti coltivate sulle terrazze sono, ancora oggi, le principali artefici della qualità dei vini della zona.
Dal 1250, il nome “Thal Wachau” fu usato durante oltre sei secoli per designare l’area intorno ai villaggi di Weissenkirchen, Wösendorf, Joching e St. Michael fino al 1850, quando la legge austriaca sul vino approvò i confini cresciuti naturalmente nel corso di molti secoli, includendo i villaggi Dürnstein, Mautern, Gergern, Rossatz, Weissenkirchen e Spitz in un’unica singola regione.
Attualmente, a tutela di una produzione tanto tipica e importante è stata creata La Vinea Wachau, un’associazione di viticoltori della zona fondata nel 1983. I suoi principi fondamentali sono l’obbligo di lavorazione di uve provenienti esclusivamente dalla Wachau e l’impegno senza compromessi a difendere la qualità, la tradizione e la purezza. Per la Vinea Wachau il vino deve essere un prodotto completamente naturale, che porta in sé la piena espressione e le peculiarità della sua zona di provenienza. Il Codex Wachau e i marchi registrati Steinfeder, Federspiel e Smaragd sono sinonimo di produzione naturale, origine protetta e controlli rigorosi. La Vinea Wachau ha operato una classificazione interna dei vini secchi di qualità unica in Europa, che divide i vini in base al contenuto di alcool.
Steinfeder classifica i più leggeri tra i vini di qualità della Wachau, con una gradazione alcolica di massimo 11,5% e con una struttura fragrante con tipiche note fruttate. Il nome deriva dalla Steinfedergras, un’erba che cresce in prossimità delle viti sulle terrazze della Wachau.
Federspiel è una classificazione che comprende i vini con una gradazione alcolica tra 11,5% e 12,5%. Si tratta solitamente di vini secchi classici con una maggiore complessità ed aromaticità e con un carattere più marcato.
Smaragd identifica i vini migliori e più preziosi dei vignaioli della Wachau, con una gradazione alcolica minima di 12,5% creati con uve perfettamente mature e con un’alta concentrazione naturale di sostanze negli acini che permettono la produzione di vini eccellenti. Il nome deriva dalla lucertola color verde smeraldo (smaragd =smeraldo) che trova un habitat ideale nei vigneti della Wachau. Nelle belle giornate, essa si espone al sole accanto alle viti, diventando il simbolo di vini dalla perfetta maturazione fisiologica.
salvaguardare la qualità, la tradizione e la purezza dei loro prodotti.

La rassegna dei banchi d’assaggio, organizzate da Onav, in collaborazione con Vinea Wachau, che ha fatto recentemente tappa in due importanti città italiane, Milano e Genova, ha proposto in degustazione i Grüner Veltliner delle seguenti cantine:

1) Domane Wachau, Grüner Veltliner Steinfeder 2015
2) Florian Wachau, Grüner Veltliner Steinfeder 2015
3) Leo Alzinger, Grüner Veltliner Federspiel 2015
4) Domane Wachau, Grüner Veltliner Federspiel 15
5) Heinz Sigl, Grüner Veltliner Federspiel 2015
6) Emmerich Knoll, Grüner Veltliner Federspiel 2015
7) Fritz Hutter, Grüner Veltliner Federspiel 2015
8) Anton Heiderer, Grüner Veltliner Federspiel 2015
9) Andreas Gattinger, Grüner Veltliner Federspiel 15
10) Franz Hick, Grüner Veltliner Federspiel 2015
11) Johann Donabaum, Grüner Veltliner Federspiel 15
12) Josef Jamek, Grüner Veltliner Federspiel 2015
13) Johann Schawarz, Grüner Veltliner Federspiel 14
14) Andreas Eder, Grüner Veltliner Federspiel 2013
15) Franz Hick, Grüner Veltliner Smaragd 2015
16) Pichler Krutzler, Grüner Veltliner 2014
17) FGritsch, Grüner Veltliner Smaragd 2013
18) A.Lehensteiner, Grüner Veltliner Smaragd 2013
19) A. Eder, Grüner Veltliner Smaragd 2013
20) Rudi Pichler, Grüner Veltliner Smaragd 2013
21) Heinz Sigl, Grüner Veltliner Smaragd 2011
22) Andreas Eder, Grüner Veltliner Smaragd 2011
23) ) Heinz Sigl, Grüner Veltliner Smaragd 2010










domenica 28 febbraio 2016

VINI & VITIGNI: MERAVIGLIOSO RIESLING DELLA MOSELLA

VINI & VITIGNI: MERAVIGLIOSO RIESLING DELLA MOSELLA: I Riesling della Mosella dell’Azienda Raimond Prumm Esiste una sintonia particolare tra il terroir della zona della Mosella e il suo vitign...

MERAVIGLIOSO RIESLING DELLA MOSELLA

I Riesling della Mosella dell’Azienda Raimond Prumm

Esiste una sintonia particolare tra il terroir della zona della Mosella e il suo vitigno principe, il Riesling.
La Valle della Mosella, uno degli affluenti principali del Reno, in Germania, si estende da Coblenza a Treviri e si snoda tranquilla e adagiata sul fiume, con piccole colline rocciose coltivate a vigneto da tempo immemorabile.
L’importanza di questa area era già stata rilevata dai Romani e, in seguito, apprezzata da Carlo Magno, quando, in epoca medievale, i vini prodotti in questa regione fluviale, dal clima mite e arioso, gareggiavano già per importanza con quelli borgognoni.
L’area vitivinicola di Treviri, in particolare, è da sempre caratterizzata da una situazione pedoclimatica straordinaria per altitudine, ottima esposizione, ricchezza di luce e per la presenza di una brezza fresca e costante che permette all’uva di maturare lentamente e arrivare al suo apice nei mesi di ottobre e novembre, pronta per una vendemmia tardiva.
Fondamentale qui è la natura del terroir che, strappato dal fiume alla roccia e modulato in ampie anse nel corso dei secoli, ha creato un paesaggio con caratteristiche assolutamente uniche per la sua composizione vulcanica e per la ricchezza di ardesia stratificata in scisti asfaltate che sono gli elementi fondamentali per la produzione di un Riesling ricco di profumi e sapori minerali tali da renderlo unico al mondo e in grado di mantenere, anche a maturazione raggiunta, un livello di acidità elevato che ne permette un lungo invecchiamento.
Il terroir di queste terre ha tratto origine da fondo marino compattato e caratterizzato da grandi masse laviche portate in superficie in maniera verticale, creando colline dai 350 ai 150 metri dal terroir diverso a causa della miscela di lava ed altri minerali presenti nella zona quali ferro, rame e idrocarburi che si mescolano all’ardesia e mutano la miscela geologica del terroir stesso. Cambia, quindi, anche la tipologia dei vini che si producono: l’ardesia blu, ricca di rame, produce vini di struttura e ricchi di fragranza, le ardesie nere e grigie con contenuti metallici e calcarei creano vini dai sentori raffinati ed eleganti, le ardesie rosse, di grande sostanza ferrosa, danno vita a vini speziati con grande ricchezza aromatica.
Se si aggiunge che le ardesie, in questo clima freddo, accumulano il calore del giorno e lo restituiscono ai vitigni e che un grande strato nebbioso nei pressi del fiume spesso si stende su tutta la zona ed è l’artefice della presenza della Botrytis, si capisce come in questa zona, proprio grazie al terroir ed alla presenza del fiume, le condizioni siano praticamente uniche e irripetibili atte a creare una delle aree vinicole più vocate del mondo.
Qui il Riesling, vitigno di alta acidità e dalla maturazione lenta e tardiva può godere dell’escursione termica e produrre vini con un ph molto basso e un buon tenore glicerino, adattandosi perfettamente a queste non facili condizioni climatiche.
Il vitigno Riesling è al 60% il più coltivato, ma qui si alleva anche il Pinot Bianco.
In questi terreni non ha mai attecchito la filossera e le viti sono ancora oggi franche di piede. Le rese sono basse e la mineralità di questi vini è molto netta. La resa per ettaro è, in media, di 25 quintali.
L’Azienda Prum fu fondata nel 1911 e, da allora, ha portato il prestigio della sua produzione a livelli internazionali. I suoi vigneti, per la maggior parte a piede franco sono tutti in posizioni eccezionali nella Mosella centrale.
Il nome Prüm è sinonimo di produzione di vino di altissima qualità in Mosella da numerose generazioni. La famiglia coltiva vigneti nella regione già dal 1156.
Raimund Prüm alias " Prüm il rosso" ha ereditato i vigneti nel 1971 e da allora ha modernizzato la cantina e sviluppato i vigneti che si trovano nella Mosella centrale e ricoprono circa 13 ettari.
Grande serata, all’insegna del tutto esaurito, quella di martedì 23 febbraio 2016, organizzata da Onav Milano per la degustazione dei famosi Riesling della Mosella prodotti da Raimond Prum e presentati da Vito Intini e dallo stesso produttore.
In degustazione:
Bernkasteler Graben, Riesling Kabinett trocken 1994
2) Vision Riesling Troken Mosel 2001
3) Bernkasteler Lay “Grand Ley” Riesling GG trocken 2012
4) Wehlener Sonnenuhr “Devon” Riesling GG trocken 2012
5) Wehlener Sonnenuhr “Alte Reben” Riesling GG trocken 2004
6) Wehlener Sonnenuhr “Alte Reben” Riesling GG trocken 2012
7) Graacher Dompropst Riesling Auslese Fass 7 2003
8) Ürziger Würzgarten Riesling Auslese 2006
Terza serata italiana per Raimond Prum che, dopo Genova e Bergamo, ha affascinato il pubblico milanese.
Si inizia con un Bernkasteler Graben, Riesling Kabinett trocken 1994, dal colore dorato, con naso molto intenso e minerale e, data l’annata, con qualche sentore di idrocarburo; si tratta di un vino semplice che è maturato in fusti di legno e riposa sui lieviti per molti mesi e che si manifesta in bocca con un impatto secco e gradevole.

Un gran vino è definito il Vision Riesling Troken Mosel 2001, prodotto dallo stesso vigneto del precedente ma molto più complesso perché con fermentazione di due anni e giacitura sui lieviti di altri due anni. Si tratta di uno Spatlese con vendemmia lunga e lenta e vinificazione molto accurata, cui non viene aggiunto zucchero e che subisce un passaggio in botti da mille litri, tipiche di questa zona della Mosella.
Si attuano qui tecniche di vinificazione particolari perché il clima non aiuta la fermentazione che procede con molta lentezza. La cucina del territorio è agrodolce, a base di carni suine e la struttura rilevante del vino bianco rende possibile l’abbinamento con la carne di maiale.
Il Bernkasteler Lay “Grand Ley” Riesling GG trocken 2012 è dorato, elegante al naso e con sentori di mandarino, molto garbato e con connotazione di pasticceria. In bocca è affascinante con struttura persistente, armonico ed estremamente secco, bel vino con bella acidità.
Il Wehlener Sonnenuhr “Devon” Riesling GG trocken 2012, maturato in acciaio è un vino definito GRANDISSIMO.
Al naso molto intenso con bella nota piacevole di frutti tropicali e in bocca grande corpo e struttura potente e ricca; con sentori di mela, grasso e burroso e con grande acidità; 12,30 gradi.
Il Wehlener Sonnenuhr “Alte Reben” Riesling GG trocken 2004 oldwine, da vigneto del 1842, vigneto storico in zona rocciosa che crea questo vino più complesso. Si tratta di una delle vigne più famose in Germania e una delle più importanti del mondo.
Vino rotondo, grasso e burroso sia al naso che in bocca con grande nota minerale e sentore lieve di idrocarburi. Ottimo in bocca e rotondo con percezioni di mela cotogna, mela gialla e prugna. Ricco, lunghissimo e persistente.
Ottimo con carni bianche di bella struttura.
Il Wehlener Sonnenuhr “Alte Reben” Riesling GG trocken 2012 dallo stesso vigneto di 125 anni franco di piede con piante magre e rarefatte, ma vino con otto anni in meno.
Al naso meno maturo e meno grasso ma sempre molto elegante, con sentori di pesca bianca e di un bel floreale, in bocca dolce e piacevole anche se meno potente ed evoluto del precedente.
Possiede un’acidità quasi frizzante, una bella grassezza e regala un finale verticale più vivo e fresco del precedente.
Il Graacher Dompropst Riesling Auslese Fass 7 2003
Da annata caldissima, vino auslese non con Botrytis ma da uve mature. Un vino da sole, al naso interessante con bella eleganza olfattiva e con note zuccherine e marmellatose, grasso e burroso. Bella acidità e nota amarotica
In bocca dichiara tutta la sua piacevolezza con acidità e nota di cioccolato e cacao. Ottimo.
Buono per fois gras e patè.
Il Ürziger Würzgarten Riesling Auslese 2006
Da vigneto più pendente con ardesie rosse metalliche che è caratterizzato da una speziatura straordinaria, creato in zona vicino alla Mosella con molta Botrytis. Vino speziato da uno dei vigneti più belli del mondo con naso minerale e finezza straordinaria.
Il primo impatto è la spezia, con una nota mentolata che viene dall’ardesia rossa.
Speziato, balsamico, complesso e ricco.
In bocca minerale e complesso con Botrytis finale persistente . Vino straordinario, da convivialità che può durare e migliorare in 50 anni.








giovedì 21 gennaio 2016

VINI & VITIGNI: L'ELEGANZA DEI NEBBIOLI DI GATTINARA

VINI & VITIGNI: L'ELEGANZA DEI NEBBIOLI DI GATTINARA: Se è vero che il vino racchiude in se’ l’anima di un territorio, qui il sapore si lega, oltre alle caratteristiche del vitigno, non solo all...

L'ELEGANZA DEI NEBBIOLI DI GATTINARA

Se è vero che il vino racchiude in se’ l’anima di un territorio, qui il sapore si lega, oltre alle caratteristiche del vitigno, non solo alla terra, granitica e vulcanica ma anche alle correnti d’aria che giungono dal Monte Rosa che, come scrisse Mario Soldati, “ una volta avanzava fin qui e queste colline, oggi coltivate a vite, erano gli orli estremi che lo contenevano”
Il Nebbiolo dell’Alto Piemonte, austero e aristocratico come le sue montagne era qui chiamato Spanna già dalla seconda metà del XIII secolo con un soprannome riferibile non ad un vitigno ma probabilmente ad un sistema di coltivazione e fu grazie alla sua presenza che la produzione vinicola si rivelò presto essenziale per l’economia di queste terre.
Il Gattinara è un vino piemontese cristallino dall’elegante colore granato – aranciato, dal profumo elegante e intenso, le cui zone di produzione si estendono a parte del territorio del comune di Gattinara, in provincia di Vercelli.
Il suo nome, Gattinara, probabilmente deriva da Catuli Ara, ossia Ara di Catulo, proconsole romano che sconfisse qui l’esercito dei Cimbri nel 101 A.c. e, a conferma di ciò, ci sono stati dei ritrovamenti archeologici che testimoniano come, in questa zona, si producesse vino sin dai tempi dell’antica Roma.
Come altri prestigiosi vini piemontesi, anche il Gattinara viene prodotto da uve Nebbiolo con aggiunta, per un massimo del 10% della quantità totale, di altre uve da vitigni locali come la Vespolina e/o la Bonarda di Gattinara.
Il Vitigno Spanna è di difficile coltivazione, esigente e molto delicato, tra i primi a germogliare ed esposto quindi ai danni delle brine e dei freddi primaverili ma è anche il vitigno più coltivato su queste colline da sempre ed intensificato in particolare dagli inizi dell’Ottocento in poi, quando si erano diffuse ed apprezzate le sue caratteristiche come quelle di una grande ricchezza locale, del prezioso generatore di un grande vino tipico dell’Alto Piemonte, non riproducibile altrove, vino di particolare personalità, creato con uve che qui crescono meravigliosamente,
come afferma Cinzia Travaglini:” abbiamo avuto la fortuna di avere un vitigno come il Nebbiolo che in tanti vorrebbero impiantare ma che dà i migliori risultati solo in pochissime zone e nel nostro territorio ha trovato da secoli il suo habitat ideale”.
Qui il Nebbiolo che dà luogo al Gattinara è particolarmente sabbioso e asciutto ed è prodotto della terra, terra amata e coltivata spesso in prima persona.
Nell’Ottocento il trasporto del vino da Gattinara si faceva con botti di media capacità; dove si dovevano percorrere solo mulattiere, si impiegavano piccole botti piatte che venivano collocate una per parte sul dorso dei muli.
Nel periodo di maggior produttività, verso la fine del XIX secolo, l'estensione dei vigneti raggiunse circa 800 ettari.
Nel 1872 il governo con decreto reale in data 17 maggio, istituiva a Gattinara la regia stazione enologica sperimentale, che era un centro di studi e di analisi dei vini, per dare un miglior indirizzo alla viticoltura.
La stazione sorse come scuola enologica, con vigneti e cantina sperimentale, stazione meteorologica, gabinetto di analisi, sala di lettura, museo di macchinari agricoli e venne impiantata a Gattinara perché qui si produceva uno dei migliori vini del Piemonte.
Il Gattinara, come il passato ci racconta, ha sempre rivestito un ruolo importante per questo territorio ed è storia di aziende grandi e medie ma anche quella di piccoli vignaioli, tutti tenacemente legati alla terra e alla vigna.
L’Azienda Travaglino è quasi un sinonimo nel mondo di Gattinara per l’eccellenza dei suoi vini e anche per l’originale forma della sua bottiglia scura ed asimmetrica che Giancarlo Travaglini volle già nel 1958 e la riprodusse quasi come un’opera d’arte, come una bottiglia che permette con la “decantazione” o “scaraffatura” di trattenere l’eventuale sedimento naturale che un grande Gattinara, riposando negli anni, può formare.
Una bottiglia elegante e perfettamente studiata per la conservazione e l’invecchiamento in cantina.
Cinzia Travaglini, figlia di Giancarlo, oggi e conduce, insieme al marito Massimo, appassionato ed esperto del mondo vitivinicolo, una splendida Azienda immersa nel verde tra prati e colline che si estende per 59 ettari di cui 44 vitati ed ha una produzione di circa 250.000 bottiglie, una importante realtà vinicola dell’Alto Piemonte fondata dal nonno ma consolidata dal padre.
Racconta: “Ho iniziato giovanissima a seguire il papà, nei suoi viaggi e anche e soprattutto in vigna e in cantina, specialmente in tempo di vendemmia e poi, la domenica, quando mancava il personale e gli serviva un aiuto per i travasi e allora mi chiamava..ed era un mondo che già da piccola mi appassionava…”
Sarà per lo splendido terroir della zona, roccioso e ricco di minerali dovuti ai sedimenti del Monte Rosa, di porfido e di scheletro leggero, sarà per il clima, mite e ventilato ma con marcate escursioni termiche, sarà soprattutto per la passione di tutta l’attuale quarta generazione ma la Travaglini, negli ultimi quindici anni, si è ampliata, ha piantato nuovi vigneti e l’esportazione internazionale è una delle sue voci principali.
“ La nostra cantina è innovativa nel rispetto della tradizione e la vinificazione del Nebbiolo, per le tre etichette del Gattinara base, del Tre Vigne e del Gattinara Riserva, avviene rigorosamente in purezza e prevede una lunga fermentazione in serbatoi di acciaio a temperatura controllata, poi, dopo la svinatura, il vino viene trasportato in botti di rovere di Slavonia nel marzo successivo alla vendemmia, dove inizia l’affinamento di diversa durata a seconda della tipologia”- spiega Cinzia e ci ricorda che, oltre alle tre etichette prodotte in passato, si è aggiunto un nuovo vino di grande valore affettivo “Il Sogno” che era l’ultimo progetto di papà Giancarlo rimasto incompiuto, un sogno appunto. Si tratta di un vino di grande struttura, di colore intenso e dagli aromi complessi, ottenuto dall’appassimento delle uve Nebbiolo.
Gli altri due prodotti dell’Azienda sono il Cinzia, vino da tavola e il Nebolè, metodo classico di Nebbiolo.
Una bella cantina con produzione di vini fini ed eleganti, accuratamente elaborati e tutti, rigorosamente, a base Nebbiolo perché, come afferma la produttrice “ Chi arriva ad amare il Nebbiolo, non lo dimentica più”.
Ma Gattinara non è solo questo, questa terra è anche terra di piccoli produttori, di gente che non ha mai abbandonato la vigna e ha continuato a coltivare anche i pochi ettari come il padre e come, prima ancora, aveva fatto il nonno...un mondo di tradizione, di saggezza, di amore per la terra, di vecchi ricordi…un mondo vinicolo, per dirla tutta, insolito e commovente.
Mi riferisco alla Cantina dei fratelli Petterino che mi è capitato di visitare e a quelli che, come loro, coltivano anche solo pochi ettari.
Marco e Giancarlo Petterino hanno ereditato dai vecchi la loro terra e continuano a vinificare le uve dei loro vitigni uno a tempo pieno, l’altro come aiutante perché, ci tiene a ricordare che lavorava allo Stabilimento Zacchetti e dedicava alla vigna solo il tempo libero dal lavoro.
Devo ammettere che si prova un’emozione a visitare questa cantina e a parlare con lui.
Giancarlo Petterino ti accoglie nella sala buona di una dimora di campagna che pare restata ferma agli anni Cinquanta con mobili e soprammobili d’epoca, ben tenuti e spolverati, nella sala della casa patriarcale dove pranzavano tutti. Peccato che manchi il riscaldamento e, nonostante la bottiglia aperta di Gattinara e i bicchieri, non ci si possa fermare a lungo per il freddo.
Ma quel poco basta per sentirsi immersi in un’atmosfera del tempo passato, tra persone che non conoscono l’uso di internet e comunicano con il telefono a filo posto su uno sgabello del cortile.
“Facevamo vino che vendevamo agli altri ma qualche amico ci ha spinto ad imbottigliare e a venderlo direttamente : la prima bottiglia con etichetta Petterino è del 1982. In tutto produciamo circa 10.000 bottiglie.
Ancora oggi la vendita delle nostre bottiglie avviene attraverso il passaparola”.
Racconta del nonno emigrato in America che, tornato nel 1908, aveva reimpiantato la vigna e i vigneti che ancora sussistono sono sempre nella stessa posizione, in collina, 2 ettari iscritti alla D.O.C.G. e divisi in diversi appezzamenti, che coltivano solo loro due fratelli ormai soli, secondo i vecchi sistemi:
“ Non diserbiamo, non concimiamo e quello che fa il vigneto resta lì, non portiamo via niente, a parte i sarmenti delle viti malate, cerchiamo di fare il minimo indispensabile di trattamenti in vigna, perché costosi e faticosi”.
Il vino che ci offre in degustazione, annata 2003, ha un colore brillante, luminoso, lindo, di un bel rubino caldo e i profumi sono puliti, nitidi, floreali, nebbioleschi tipici dai profumi autunnali alle rose appassite, dalle foglie di sottobosco alle violette secche. In bocca questo Gattinara che ci fa assaggiare è incredibilmente vivo, fresco e sapido, ben equilibrato e gradevolissimo…e il prezzo è solo di 9 euro!!
Cito qui Franco Ziliani (http://www.vinoalvino.org/blog/2010/03/gattinara-vigneti-permolone-marco-petterino-un-old-style-che-quasi-commuove.html)
che, anni fa, nel suo blog aveva commentato dopo una visita alla Cantina dei fratelli Petterino:
“Vini che mi hanno colpito e quasi commosso, come il loro prezzo in cantina, 7 euro, avete capito bene, sette, che farebbe venire voglia, come spero venga anche a voi, di andare a trovare Petterino a Gattinara (niente indirizzo e-mail solo un numero di telefono 0163 835613), stringergli la mano e dirgli grazie.
Perché c’è ancora salvezza e speranza in questo mondo del vino grazie a belle persone a viticoltori e vignaioli schietti, figli di un altro tempo e di un’altra civiltà, come lui…
Sono d’accordo con lui.


Aziende citate:

Travaglini Giancarlo
via delle Vigne 36
Gattinara
0163 833588

Petterino Marco
Via P. Micca 14
Gattinara
0163 865313