domenica 9 novembre 2014

L'ETNA, IL VINO E LA POESIA

Un’azienda giovane ma soprattutto impostata in maniera originale: sull’Etna si fa vino da vigneti di montagna, in particolare con Nerello Mascalese e Carricante, cresciuti in terreni scuri e lavici, minerali e sostanziosi, allevati con cura e vinificati in maniera tradizionale,
sull’Etna si producono vini di livello, un Doc Etna Rosso,”O scuru o scuru” barricato e di corpo che ha meritato la Douja D’Or 2010, un Carricante Doc Bianco dai profumi aromatici, insoliti ed armoniosi come “Luci luci”, un Rosato Doc che è stato premiato al Vinitaly 2014…. ma non è tutto qui.
Le parole che basterebbero a descrivere l’attività e i prodotti di un’altra cantina o di un’altra azienda vinicola non bastano per descrivere Al-Cantara perché, in questo contesto, non si può parlare solo di vino, qui si tratta di una sintesi di terra di Sicilia, anzi di un distillato globale di sapore, cultura e filosofia isolana.
L’impostazione data da Pucci Giuffrida alla sua azienda dice molto del fondatore stesso, un uomo che ama la vita e ama l’arte, ama la sua terra e la letteratura che da essa è scaturita, ha un concetto filosofico della vita, quello che, in effetti, si respira in questa terra, dominio di tanti popoli e ricettacolo di tante culture.
Al-Cantara non dà l’impressione di operazione commerciale ma di ricerca filologica in vari settori dell’arte per esprimere in sintesi dei valori attraverso le parole, le immagini e i sapori del vino, distillati tutti di questa magnifica e densa terra di Sicilia.
Ci troviamo sul versante nord-occidentale dell’Etna, noto in dialetto come “ a’ muntagna” vicino a luoghi di memorie mitologiche e storiche, a Passopisciaro, contrada Feudo, nel cuore della “Valle dell’Alcantàra” in cui scorre il fiume omonimo da cui l’Azienda prende il nome. Il panorama è unico e selvaggio, con la valle coperta da vigneti e il fiume che la attraversa e la separa dall’Etna segnandone un confine al di là del quale inizia la provincia di Messina e la salita verso la catena montuosa dei Nebrodi dalla ricchissima vegetazione.
Pucci Giuffrida, che fa il commercialista a Catania, ha organizzato la sua azienda che si chiama “Al-Cantàra” in una valle estesa su 20 ettari quasi tutti impiantati con vitigni autoctoni, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Minnella, e altri tra cui un Pinot Nero interessante, tanto da formare un catalogo di dodici bottiglie.
Il nome significa “ponte” come simbolo tradizionale di unione tra arte, vino e poesia e il logo dell’Azienda è rappresentato, infatti, da un volto femminile con un copricapo a forma di ponte, che collega il volto femminile con l’acqua fiumana ed è simbolo di questa sintesi che si persegue.
Gianluca Calì, direttore commerciale dell’Azienda, ci accompagna nella visita della cantina e un mondo vario e figurato, pittoresco e poetico emerge dal complesso del sistema produttivo: intanto colpisce sicuramente l’utilizzo del dialetto catanese per denominare i vini perchè si chiama “’O scuro ‘o scuro”, il Doc Rosso, “Luci Luci”, il Doc Bianco, “Amuri di Fimmina e Amuri di Matri ”il Doc Rosato, ”Muddichi di suli” un Nerello Mascalese rosso, ”Occhi di Ciumi” un bianco creato con Carricante e Grecanico e via così. Sono tutti titoli di sonetti ricavati dalla silloge anch’essa chiamata “O scuro ‘o scuro” che vuol dire “Scritti al buio della notte”, del poeta dialettale catanese Nino Martoglio, vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e che rappresenta per i Catanesi uno degli artisti che hanno interpretato l’animo e la cultura del luogo, attraverso immagini antiche e popolari.
Ispirate ai versi di Martoglio, inoltre, sono tutte le etichette dei vini, vere e proprie opere figurative, ceate dall'artista catanese Alfredo Guglielmino.
In particolare, ogni bottiglia della linea “cru” è intrinsecamente “letteraria” nella sua denominazione e pittorica nella sua etichetta.
Così, ad esempio, il rosso Doc “O’ scuru o’scuru” prende il nome all’omonica raccolta di sonetti siciliani sulla “maffia” e sulla sua etichetta è rappresentato l’ambiente tipico delle osterie siciliane di un tempo, con colori cupi e con l’avventore con bottiglia in una mano, penna d’oca nell’altra, intento a scrivere qualcosa al lume di candela. O, ancora, “Luci Luci”, da “luci luci picuraru” un tema che, nell’etichetta dell’Etna Bianco DOC, è rappresentato dalla figura di un pastore che riposa sereno, circondato da lucciole numerose, in una limpida notte siciliana.
Ma non abbiamo ancora parlato di vini; come sono i vini di Al-Cantara?
Sicuramente originali e di personalità spiccata con una mineralità che si percepisce in modo netto dovuta alla terra nera e ricca di scheletro su cui nascono e crescono i vitigni.
La gente dell’Etna fa vino da secoli e il terroir del vulcano fa la sua parte; se ci aggiungiamo il microclima e l’escursione termica, ci rendiamo conto di che cosa può produrre l’alleanza di terra, vitigno e uomo.
Come afferma la giornalista straniera Kerin OKeele “ l’elemento natura, il vulcano fumante, la terra nera nera e le viti ad alberello, tutto qui è mozzafiato e i vini sono favolosi”.
Tenendo conto che l’Azienda è giovane ed è entrata sul mercato nel 2008, che per ora produce solo 60.000 bottiglie ma che la produzione è certamente destinata ad aumentare, c'è da aspettarsi che l'azienda farà cose davvero notevoli negli anni a venire.
Al-Cantara vinifica bene, con cura e, soprattutto, in azienda viene dato ampio spazio alla sperimentazione, tanto che accanto ai vitigni caratteristici dell'area etnea convivono benissimo ad esempio il Pinot Nero, il Cabernet Sauvignon e il Gewurztraminer.
Insomma un'azienda da seguire con attenzione, perché ha le carte e le vigne in regola per raggiungere livelli qualitativi davvero elevati.
I VINI
O SCURO O SCURO
Vino che nasce all’ombra dell‘Etna, in una valle tra la catena montuosa dei Nebrodi e il vulcano che da sempre ha visto il connubio fra l’uomo e la vite .
I vitigni interessati sono: il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio che danno vita alla Denominazione di Origine Controllata Etna Rosso.
Situato nella parte nord del vulcano a una altitudine di 650 metri slm su terreno vulcanico, ricco di minerali e di scheletro, il vigneto, di circa 40/50 anni, è allevato ad alberello per mantenere le vecchie tradizioni nel pieno rispetto della qualità e del territorio.
E’ il capofila della produzione, ha 14,5 gradi che, però, non si sentono, grazie alla sua struttura e soprattutto a una buona acidità; è insomma un bel vino, ben equilibrato e richiestissimo dal mercato estero.
Premio Douja D’Or 2010
LUCI LUCI
Vino bianco DOC Etna ottenuto con uve Carricante in purezza coltivate in una valle ad altitudine di 650 metri slm.
La terra, color cenere e ricca di minerali crea un vino fine e soffice e al contempo di grande struttura. La raccolta avviene intorno alla metà di ottobre.
L’uva viene raccolta in cassette, grappolo per grappolo e si effettua la pressatura senza diraspatura. In seguito il mosto si lascia decantare per 48 ore e, successivamente, purificato dalle sostanze più grossolane viene fatto fermentare in serbatoi di acciaio a 12º -14° C per circa 15 giorni, quindi il vino viene travasato almeno due volte per eliminare le fecce più grossolane e, in seguito, inizia e completa la fermentazione malolattica in vasche di acciaio dove rimane sul feccino per almeno 6 mesi.
“Luci Luci” sta ottenendo grande successo tanto da diventare quasi il vino più conosciuto dell’Azienda. Certamente si tratta di un vino molto particolare, sembra quasi prodotto di vitigno aromatico, tanto è profumato con sentori di frutta e dal sapore intenso e fresco; uno dei bianchi siciliani più significativi, una chicca che porta la firma del giovane enologo Salvatore Rizzuto, formatosi in Borgogna e poi in Piemonte.
Medaglia d’Argento conseguita all’8º Concorso Enologico Internazionale La Selezione del Sindaco.
OCCHI DI CIUMI
Vino bianco frutto di un uvaggio di Carricante e Grecanico.
Bel giallo paglierino, al naso colpisce per la complessità aromatica che lo contraddistingue inizialmente, con sentori floreali intensi e di frutta tropicale. In bocca si presenta fresco, ampio, dotato di una buona sapidità.
Il suo nome “Occhi di ciumi” deriva da una lirica del lentinese Alfio Antico.
Etichetta d’Oro al Vinitaly 2010.
AMURI DI FEMMENA E AMURI DI MATRI
Doc Etna Rosato composto da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio che vuole riproporre la tradizione in quanto sull’Etna il vero Nerello Mascalese era rosato e soprattutto trasparente. Le uve utilizzate sono prodotte da vitigni coltivati alle pendici del vulcano ad una quota di circa 650 metri s.l.m.
“Con questo vino stiamo cercando di reinterpretare la tradizione etnea, l’unione del fuoco e del mare. Forse è pazzia, ma la passione e il rispetto di questa terra e delle molteplici sfaccettature che ci fa vivere è degna di citazione, “un vino” unico nel pieno rispetto e nella interpretazione del terroir come cosa unica e della conservazione della tradizione.”(cit. Pucci Giuffrida)
“Amuri di Fimmina e Amuri di Matri” premio al Vinitaly 2010.
LU VERU PIACIRI
“Poche cose nella vita ci rinfrancano dalle fatiche del tran-tran quotidiano. Sicuramente sono cose semplici come la vista di un prato fiorito, la chioma rigogliosa di un albero secolare e un buon bicchiere di vino condiviso con gli amici. Ed è proprio questa ricerca della semplicità che ci ha spinto a pensare a un buon bicchiere di rosso”( cit. Pucci Giuffrida)
Un Etna DOC che si può bere da solo o che può accompagnare un buon piatto a base di carne, creato con Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, vitigni allevati ad una altitudine di 650 metri slm su terreno vulcanico ricco di minerali e con molta struttura.
Medaglia d’argento al concorso 2010 La Selezione del Sindaco.
MUDDICHI DE SULI
Il nome richiama richiama un sonetto del contemporaneo Salvatore di Pietro e significa “briciole, piccoli raggi di sole”.
Nerello Mascalese in purezza, per valorizzare le caratteristiche del vitigno autoctono per eccellenza sull’Etna.
Il vigneto è situato nella parte nord del vulcano ad una altitudine di 650 metri slm su terreno vulcanico ricco di minerali e di scheletro, allevato a controspalliera con una densità d’impianto di 6000 ceppi per ha.
Il vino è un bel rosso rubino trasparente con una discreta consistenza e, al naso, regala sentori di frutti rossi, marasca e di spezie.
In bocca, è morbido, fresco e il tannino è elegante ed asciutto con una buona persistenza.
Si può abbinare con arrosti di carni rosse, brasati, funghi arrosto ecc.
LA FATA GALANTI
Il nome del vino rimanda al sonetto di un autore palermitano del ‘700, Giovanni Meli.
Il Nerello Cappuccio è il vitigno che dà vita a questo vino. Tradizionalmente vinificato in uvaggio col Nerello Mascalese per arricchirlo di colore, in questa verisone monovitigno esprime tutte le sue potenzialità.
Le viti, di circa 10 anni, vengono allevati a controspalliera in impianti con una densità d’impianto di 6.000 ceppi per ha.
Morbido, con buona freschezza e discreta tannicità.
Menzione speciale al Vinitaly 2010.
U TOCCU
IGT Sicilia Rosso creato con uve Pinot Nero, vitigno di grande prestigio internazionale che qui si è ben acclimatato, un ottimo Pinot Nero dell’Etna.
L’etichetta “U tocco” si ispira al gioco con le carte simile alla morra.
Il vino si presenta rosso rubino intenso e con una buona consistenza. Al naso dona sentori di frutti rossi, di vaniglia e, sul finire, una dolce note di cacao. In bocca si presenta morbido, fresco, sapido con un tannino elegante ed asciutto.
Lo possiamo abbinare a salumi e a carni bianche, allo stoccafisso o al baccalà.
CAPPIDANAZZU PAGA TUTTO
Il vitigno scelto è il Cabernet Sauvignon, vitigno internazionale che da più di un ventennio viene coltivato in questo territorio dove si è ben ambientato.
Il vino ottenuto è rosso intenso, franco, di grande levatura e tende a migliorare nel tempo.
Si presenta di colore rosso rubino, al naso risulta fruttato e speziato con note vegetali di peperone, in bocca è morbido, fresco, leggermente tannico e abbastanza persistente.
CONCLUSIONI
Pucci Giuffrida con la consulenza dell'enologo, dott.Salvatore Rizzuto e dell'agronomo Giuseppe Puglisi sta creando sull’Etna vino di carattere e rilevanza ma anche cultura per quel senso dell’arte, della bellezza, della poesia che segna il suo lavoro. E’ riuscito in poco tempo ad affermare sul mercato i suoi vini Al-Cantàra sia per il connubio unico nel suo genere, tra uve e versi, sia per la qualità dei vini, riconosciuta anche attraverso alcuni premi di portata nazionale e internazionale.
Attorno al vino Pucci Giuffrida è riuscito a condensare, con una sorprendente dose di entusiasmo, l’opera di vari artisti: poeti, pittori e fotografi che, con le loro opere, hanno rivestito le sue bottiglie. Un lavoro davvero notevole.
vedi anche
http://www.wineverse.it/blog/cantara-vino-poesia-sulle-falde-delletna/










domenica 2 novembre 2014

TENUTA MONTE GORNA: SULL'ETNA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

L’AMBIENTE
Il massiccio dell’Etna è un vasto territorio che dalle estreme pendici del vulcano fino alla vetta è, per gran parte, ricoperto di coltivazioni e di vegetazione spontanea. Tra le specie coltivate, la vite ha sempre avuto un ruolo di primissimo piano e la sua coltura ha avuto inizio parecchi secoli fa. Le vigne dell'Etna crescono su terreni sabbiosi di origine vulcanica, ricchi di scheletro e di minerali, su zolle che conservano il colore della lava e dove il microclima è ideale per la forte escursione termica tra notte e giorno.
Qui a Trecastagni, il vulcano domina la vallata e, ora, nel mese di ottobre, appare già innevato, un luogo bellissimo con campi vitati, circondati da boschi di castagni e di querce alternati con folte macchie di ginestre, accarezzato dall’aria di mare che proviene dalla vicina costa catanese, perché ci troviamo lungo la Strada dei Vini dove si producono i Doc Etna Bianco ed Etna Rosso.
Questo distretto viticolo cui è stata riconosciuta la prima denominazione di origine controllata nel 1968 come DOC Etna, era noto anche alle civiltà del passato, viste le origini antichissime della viticoltura della zona, come abbiamo notizia dal poeta Teocrito vissuto nel III secolo A.C.
L’interesse per quest’area della Sicilia è quanto mai attuale: non solo “A Muntagna”, come amichevolmente viene chiamato qui il vulcano dagli stessi produttori vitivinicoli, è stata inserita nel 2013 dall’Unesco tra i patrimoni mondiali dell’umanità, ma i suoi vigneti stanno riscuotendo grande attenzione da parte della critica internazionale se anche la famosa rivista statunitense “Wine Spectator” ha, di recente, dedicato la copertina di una sua edizione proprio all’Etna accompagnata dal titolo dal titolo: “Risorge la stella della Sicilia”.
Molte piccole aziende qui hanno ripreso in mano la terra e deciso di far rivivere il vigneto come ai vecchi tempi, razionalizzandolo e reimpiantandolo per produrre quelli che, da sempre, sono i vini dell’Etna, prodotti da vitigni autoctoni che nascono solo qui.
Tra le specie coltivate, la vite in questi luoghi ha sempre ricoperto un ruolo di primissimo piano. La sua coltura ha avuto inizio parecchi secoli fa, ma si è progressivamente estesa negli ultimi due, con il procedere delle imponenti opere di diboscamento.
Per fare ciò è stata necessaria l’indomita tenacia dell’”Homo Etneus”, come lo ha definito un famoso agronomo catanese, che ha saputo dissodare e valorizzare un suolo aspro e selvaggio, poco incline ad essere coltivato e testimonianza ne sono, ancora visibili in tutte le vallate, le imponenti opere di terrazzamento con i relativi muri paraterra a secco creati in tempi lontani quando l’unico aiuto ai contadini era quello dei muli da soma adibiti al trasporto delle pietre e della terra. Qui si coltivano anche Nerello Cappuccio e Cataratto come in altre parti della Sicilia ma il Mascalese ed i Carricante sono proprio solo vigne di questa zona.
LA TENUTA
La Tenuta Monte Gorna, che prende il nome da uno dei crateri spenti che circondano l’Etna nel versante sud-est del vulcano si trova a Trecastagni, nel Parco regionale dell’Etna, ad una altitudine di 760 m.s.l.m. ed è un’azienda giovane che, in collegamento e collaborazione con altre aziende vitivinicole della zona, ha intrapreso un affascinante percorso sia di innovazione, per attuare un importante salto di qualità nella produzione sia sia di riscoperta delle proprie radici attraverso la produzione di prodotti tipicamente di tradizione etnea.
Sebastiano Licciardello, il produttore, insieme alla famiglia delle tenute Monte Gorna, mi mostra innanzitutto i vigneti: quattro ettari vitati a Nerello Mascalese, il vitigno principe del vulcano; più in basso Il Carricante , altro vitigno autoctono da cui si produce l’Etna Bianco.
Mi racconta la storia della loro terra, una volta proprietà del nonno che era capo”ciurma” cioè capo delle squadre dei vendemmiatori che raccoglievano l’uva prima nei paesini vicini al mare e poi, a salire, fino a Trecastagni, dove l’uva matura più tardi e dove, in seguito, aveva acquistato una sua vigna che ora, dal 2002, tutta la sua famiglia, con una decisione collettiva ha deciso di far rivivere rimettendosi al lavoro, con l’aiuto del padre Saro, della madre santina e delle due sorelle gemelle Arianna e Stefania.
L’allevamento è a spalliera, a cordone speronato singolo con sesto. mt. 2,20 x 0,85
Il metodo di coltivazione è tradizionale, in totale assenza di fitofarmaci, da oltre dieci anni si pratica l’agricoltura biologica, regolarmente certificata.
Resa uve: 70 q.li/ha
Le vigne qui sono giovani, sono state reimpiantate nel 2003 e il primo anno di imbottigliamento è stato il 2008.
I vigneti, coltivati da oltre dieci anni con il metodo dell'agricoltura biologica, sono cinti da terrazzamenti di muri in pietra a secco che rappresentano la memoria storica di un paesaggio rurale antichissimo e il terreno, formatosi dal disfacimento della lava, è sabbioso, ricco di scheletro, di sostanze organiche e minerali. La vicinanza dei vigneti ai boschi e la forte escursione termica tra il giorno e la notte favoriscono una perfetta maturazione delle uve, dotando i vini Tenuta Monte Gorna di grande personalità e tipicità.
Il territorio etneo, mi spiega Sebastiano, con i suoi aspetti peculiari, costituisce un’area vitivinicola unica nel suo genere, la quale esula dal contesto isolano in cui è inserita.
I VINI

1)
ETNA BIANCO DOC
Premio Douja d’Or 2013
Vino di un bel colore giallo paglierino brillante, con riflessi dorati.
Ha il profumo delicato delle uve Carricante, autoctone dell’etna, con sentori di fiori di ginestra, gelsomino e frutti gialli.
In bocca risulta intenso con ottima freschezza e bellissima mineralità, armonico ed equilibrato.
Gradazione alcolica 13%.
I bianchi dell’Etna si distinguono dai bianchi di Sicilia per la diversa piattaforma ampelografica della zona.
Il terreno è di origine vulcanico, sabbioso, ricco di scheletro e sostanze organiche.
Il clima è temperato medio con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.
I Vitigni sono: Carricante 60% e Catarratto 40%.
Prodotto di agricoltura tradizionale e biologica, in assenza di fitofarmaci, regolarmente certificata.
Le uve bianche selezionate, dopo la pigiatura vengono criomacerate per 24 ore, per poi subire una soffice pressatura. Il mosto ottenuto dopo un periodo di 48 ore di decantazione statica, viene fatto fermentare in vasche d’acciaio per circa un mese a temperatura controllata.
La maturazione avviene in vasche d’acciaio per 3 mesi su fecce fini. E l’affinamento in bottiglia per 3/4 mesi.
Abbinamenti
Ottimo con primi dal sapore delicato e piatti a base di pesce e crostacei.

2)
ETNA ROSSO DOC IN ACCIAIO
Premio Douja d’Or 2013
Bel colore rosso rubino intenso.
Profumo dai sentori di piccoli frutti a bacca rossa, di sottobosco e di marasca.
Gusto pieno, caldo, delicatamente tannico, armonico e gradevole.
Gradazione alcolica 12,5%.
Nerello Mascalese 80% e Nerello Cappuccio 20%.
Prodotto di agricoltura tradizionale e biologica, in assenza di fitofarmaci, regolarmente certificata.
Vinificazione termo controllata, con macerazione pre-fermentativa con vinacce.
Maturazione in vasche d’acciaio per 8 mesi.
Affinamento in acciaio per 6 mesi e non meno di 12 in bottiglia.
Abbinamenti
Ottimo a tutto pasto, con carni rosse, salumi e formaggi.
3)
ROSSO ETNA DOC BARRIQUE
Colore rosso rubino intenso.
Profumo con sentori di frutta di piccoli frutti rossi, frutti di bosco e vaniglia.
Sapore pieno, caldo, delicatamente tannico, armonico e gradevole.
Gradazione alcolica 13%.
Vitigni Nerello Mascalese 80% e Nerello Cappuccio 20%.
Prodotto di agricoltura tradizionale e biologica, in assenza di fitofarmaci, regolarmente certificata.
Vinificazione termo controllata, con macerazione pre-fermentativa con vinacce.
Maturazione in vasche d’acciaio per 3 mesi.
Affinamento in barrique di terzo o quarto passaggio per 3 mesi e non meno di 12 in bottiglia.
Abbinamenti
Vino a tutto pasto, con carni rosse, salumi e formaggi, cacciagione, formaggi erborinati e stagionati.
In conclusione pare proprio che i produttori dell’Etna abbiano fatto tesoro dell’incitamento di carlo Petrini fondatore dello Slow Food:
“Il miglior marketing è l’orgoglio che si deve avere per il nostro territorio in quanto è l’elemento che ci dà gli argomenti per andare a raccontare l’Italia nel mondo. Torniamo all’essenza. Non si deve vendere il vino in virtù della sua perfezione stilistica, si deve vendere il vino in virtù della sua storia e della storia di questo Paese”.