domenica 25 maggio 2014

IL DOLCETTO DI OVADA DOCG E IL SUO CONSORZIO

Del vitigno Dolcetto le prime notizie risalgono ben al 1593, quando a Dogliani un documento comunale incitava gli agricoltori a vendemmiare con uve dolcetto mature per produrre vino migliore ma la prima citazione scientifica è datata 1798 quando il conte Giuseppe Nuvolone Pergamo, vicedirettore della Società Agraria di Torino, descrisse accuratamente le qualità del vitigno.
L’origine di questa tipologia di uva è contesa tra il Monferrato e la Liguria e anche il nome “dolcetto” ha diverse interpretazioni : potrebbe derivare dalla dolcezza dell’uva matura ma anche dal termine”dosset” cioè bassa collina.
Era tradizionalmente un vino storicamente di scambio tra Piemonte e Liguria, tra collina e piana, vino dal nome curioso e contradditorio perché suggerisce l’idea di un vino da dessert ed è invece un rosso morbido e fresco con un finale amarognolo.
La bassa acidità e la dolcezza dei suoi acini, anche se i vini che se ne ricavano sono tutti secchi, la rendono gradevole e spesso consumata in passato come uva da tavola.
Probabilmente il Dolcetto è originario del Piemonte dove è diffusissimo specialmente in Monferrato e nel Cuneese, nella zona di Alba, nell’Oltrepò Pavese e in Liguria, sulle montagne a ridosso del confine piemontese, dove prende il nome di Ormeasco.
Negli anni 20 e 30 l’uva dolcetto fu considerata curativa per le terapie a base di uva o ampeloterapia, per la sua ricchezza di tannini e la sua carenza di acidità e quindi per la sua buona digeribilità, negli anni 70 e 80 era vinificata soprattutto per produrre vino da tavola. Coltivato soprattutto in provincia di Cuneo ed Alessandria, mentre è quasi del tutto assente nelle altre zone sia piemontesi che italiane, è quasi del tutto sconosciuto all'estero, salvo qualche raro ettaro coltivato in California e in Argentina, di cui però si hanno notizie contrastanti.
In passato, in un panorama viticolo assai più ricco dell’attuale come numero di vitigni, ma povero di varietà ad uva nera precoci, il Dolcetto era, in effetti, l’uva che maturava prima. Questo fattore ha causato la sua diffusione nell’area preappenninica, nella parte medio-alta dei bacini del Tanaro, del Bormida, e del Belbo, l’Acquese (dove era tanto diffuso da essere chiamato uva d’Acqui), tutto l’Ovadese fino a Novi. Il Dolcetto era ampiamente coltivato fino a cinquecento metri di altezza. Rispetto al Nebbiolo, il Dolcetto matura anche con quattro settimane di anticipo, e quindi nelle zone del Barolo e del Barbaresco può lasciare le posizioni migliori e più esposte al sole, quelle più alte, al vitigno più aristocratico delle Langhe, che, maturando tardi, ha più bisogno di sole. Questa sua facilita di crescita ha fatto sì che, per esempio, anche ad Ovada e ad Alba venga coltivato in zone dove le altre varietà avrebbero grosse difficoltà di maturazione.
La “cintura del Dolcetto”, si estende fino alla terra di confine della viticoltura piemontese verso l’Appennino Ligure e le aree più meridionali dei territori a DOC del Dolcetto sono anche quelli in cui il vitigno ha maggiore diffusione cioè le terre di Cuneo e Alessandria. Predilige i terreni collinari, asciutti e poco fertili, le zone argillose e le marne bianche mentre risente negativamente dei terreni pesanti e ricchi.
Il Dolcetto è un vitigno forte e produttivo, resistente alle malattie, di buona resa e di qualità costante che si coltiva con estrema facilità, i cui unici inconvenienti sono rappresentati da una certa sensibilità alle malattie fungine e alla caduta dei grappoli a settembre dovute da alcune mattinate piuttosto fredde. Tuttavia, proprio per la sua precocità, non può essere coltivato in climi caldi, e anche all'estero è presente in pochissime aree fredde.
Una notizia proveniente dall'ampeologo francese Galet, riferisce che il Dolcetto altri non sarebbe che il Douce Noir della Savoia, meglio noto con il nome di Charbonneau, ma, in generale,nessun ampeologo attualmente dubita dell'origine piemontese del Dolcetto.
Se le uve di Dolcetto sono relativamente facili da coltivare, qualche difficoltà può presentarsi durante la vinificazione, perché a causa della bassa acidità le fermentazioni devono essere brevi in confronto alle altre uve, anche se un punto di forza è rappresentato dalla presenza di un buon tannino che consente, nonostante la breve macerazione, di ottenere un vino di colore e di corpo. Le bucce degli acini sono infatti ricchissime di pigmenti, e il vino ha colori molto scuri, rubino-violacei, come se fosse stato prodotto dopo una lunga macerazione.
I vini prodotti con le uve Dolcetto hanno un bel colore rubino, sono asciutti e secchi, con poca acidità e retrogusto lievemente amarognolo e, a seconda della zona di produzione e al sistema di vinificazione, si possono produrre vini freschi, vivaci e di pronta beva, morbidi e da pasto o, se conservati, vini più evoluti per corpo e struttura che reggono bene l’invecchiamento e si esaltano con l’affinamento in legno.Il Dolcetto riesce ad accompagnare moltissimi tipi di pietanze, dagli agnelli alla cacciagione, fino alla carne bianca e ai salumi. Va servito tra i 16 e i 20°C.
Il primo riconoscimento DOC fu del 1972, cui seguirono 3 DOCG E 4 DOC:
Dolcetto di Diano d’Alba DOCG
Dolcetto di Dogliani DOCG
Dolcetto di Ovada Superiore DOCG
Dolcetto di Acqui DOC
Dolcetto di Alba DOC
Dolcetto di Asti DOC
Dolcetto di Ovada DOC
Dolcetto Colli Tortonesi DOC
CONSORZIO OVADA DOCG
Il 22 maggio 2014 a Genova è stata organizzata una serata di presentazione e di assaggi degli Ovada docg di una ventina di produttori associati al Consorzio, nella prestigiosa cornice del Salone delle Feste dello storico Palazzo Imperiale, in pieno centro cittadino. L’appuntamento, organizzato in collaborazione con il Gruppo Degustatori Vino Genova, un attivissimo circolo di appassionati, sommelier e operatori del settore, è stato allestito con la formula del banco di assaggio e con la diretta partecipazione di molti vignaioli: sono state messe in degustazione diverse annate, per permettere la valutazione dell’Ovada docg come vino da affinamento, anche prolungato.
Si tratta di Aziende e Cantine che producono in un territorio compreso tra Prasco a Cremolino e che distano circa circa trenta chilometri e dove, ovviamente, sono diversi i terroir ed è diverso il microclima.In zone come Prasco, Molare e Cremolino, per esempio, prevale il terreno argilloso, a Rocca Grimalda, Trisobbio e Carpeneto vi è prevalenza di terra rossa, a Mornese, Casaleggio e Bosio prevale il terreno tufaceo.
Per questa ragione i vini presentati sono differenti tra loro, per le condizioni pedoclimatiche diverse della zona di produzione, oltre, ovviamente,per la diversa sensibilità interpretativa di ogni singolo vignaiolo.
TUTTO-UN –ALTRO-DOLCETTO
“Il nostro intento – ha affermato Italo Danielli, Presidente del Consorzio- è quello di far meglio conoscere l’Ovada docg non solo come una delle massime espressioni del vitigno dolcetto, ma anche sotto l’aspetto della sua peculiare attitudine a dar origine a vini di grande struttura e finezza, con spiccata propensione all’invecchiamento, per ritagliare all’Ovada DOCG il posto che siamo convinti debba spettargli tra i grandi rossi piemontesi.”
Erano presenti le seguenti aziende:
Az.Agr. Davide Cavelli
Az.Agr. Giorgio Ferrari
Cà del Bric
Casa Wallace
Cascina Boccaccio
Cascina Gentile
Castello di Grillano
Collina della Pieve
Colombo Vini
Forti del Vento
Ghera
Ghio Vini
Guiglia Carlo
I Pola
La Piria
La Signorina
La Valletta
Rocco di Carpeneto
Tenuta Elena

mercoledì 21 maggio 2014

VINI E VITIGNI DELL'ISOLA D'ELBA

La storia e la fortuna dell’isola d’Elba è sempre stata determinata da due fattori: la posizione strategica e la ricchezza dei minerali del sottosuolo, caratteristiche per le quali è stata terra di conquista da parte delle varie potenze affacciate sul Mediterraneo. Già gli Etruschi sfruttarono i suoi ricchi giacimenti minerari così come coltivarono la vite e, in seguito, fecero così anche i Romani.
Quale dei popoli nella storia dell'Isola d’ Elba vi abbia introdotto il vino e l'Aleatico, non si sa, ma già ai tempi di Roma Plinio la descriveva come "insula vini ferax", e le anfore, alcune ancora piene di vino dell'Elba, rinvenute in buon numero lungo le coste testimoniavano un attivo commercio. Anche Napoleone, al suo ritorno a Parigi, prima di Waterloo, ricordando il suo regno elbano, ebbe a dire: "Gli abitanti dell'Elba sono forti e sani perchè il vino della loro isola dona forza e salute".
Oggi nell’intero territorio dell’Isola si sta verificando una rinascita della vitivinicoltura soprattutto per la produzione di bianchi, passiti e moscati. La riqualificazione del settore, dovuta alle aziende vinicole orientate verso una produzione di qualità e riunite per la maggior parte in un Consorzio di tutela del vino dell'Elba è stata anche una conseguenza dell’aver saputo valorizzare al massimo sia il terroir che il microclima isolano. Il suolo ferroso, con scisti, galestri e manganese e l’ enorme ricchezza di falde metallifere, il vento che salvaguarda la vite da malattie, gli aromi salini e mediterranei uniti insieme a una rinnovata ed attenta capacità di tecniche di vinificazione hanno dato i loro frutti e si sono manifestate nei migliori vini che l’isola d’Elba oggi produce.
VITIGNI
ANSONICA
I vitigni sono numerosi ma caratteristica è l’Ansonica che offre le sensazioni più complete del microclima dell’isola.
L’Ansonica o Inzolia è un vitigno di origine greca arrivato in Sicilia per poi raggiungere le coste della Toscana, l’isola d’Elba e l’isola del Giglio nel XVI secolo e produce un’uva che, nonostante cresca in clima caldo,riesce a mantenere un buon livello di acidità e di freschezza. Produce un vino di color giallo paglierino, con profumo intenso e fruttato, note erbacee e una leggera vena aromatica.
PROCANICO
Altro vitigno importante dell’isola è il Procanico , vitigno ormai raro e vinificato da pochissime aziende, per lo più al confine fra Toscana Umbria e Lazio. Geneticamente identico al Trebbiano toscano, si differenzia però da quest’ultimo per le caratteristiche morfologiche della foglia e del grappolo ma, soprattutto, per la maggiore intensità di sentori vegetali e aromi balsamici.
VERMENTINO SANGIOVESE ALEATICO
Vitigno che qui trova terra di elezione è il Vermentino e, tra i rossi, il Sangiovese, come nella vicina terraferma toscana, ma un rilievo particolare merita l’Aleatico, di origine greca e diffuso in molte zone della penisola ma nell’isola d’Elba in sintonia particolare con l’ambiente pedoclimatico, tanto da essere anche definito Aleatico di Portoferraio ; produce uva di colore blu-vermiglio con acini molto pruinosi e vini dolci, potenti e alcolici.
La MALVASIA BIANCA e la MALVASIA NERA sono, inoltre, presenti in tutta l’isola.
Le principali tipologie di vini dell’isola d’Elba sono le seguenti:
ELBA BIANCO DOC
Si ricava da uve Procanico per almeno il 50%, Ansonica e Vermentino, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 50%. Altre uve a bacca bianca sono utilizzate fino ad un massimo del 20%. Il vino ha un colore paglierino profumo vinoso e delicato.
Gradazione alcolica minima: 11°
Abbinamento gastronomico: antipasti e primi piatti di pesce con salse bianche, pesci al vapore.
Temperatura di servizio: 8-10°
ELBA ANSONICA
Si ricava da uve Ansonica bianca per almeno l'85%, più altri vitigni a bacca autorizzati. Ha colore paglierino più o meno carico fino a raggiungere il dorato a seconda della maturazione.. Odore intenso e caratteristico, sapore da secco ad amabile,vegetale e lievemente aromatico, molto armonico.Gradazione alcolica minima: 11.5°
Abbinamento gastronomico: scampi, gamberoni e crostacei in genere per la versione secca.
Temperatura di servizio: 10-12°
ELBA ROSSO DOC
Si ricava da uve Sangiovese per almeno il 60% altre uve autorizzate per un massimo del 40% se rosse e 10% se bianche. Il vino ha colore rosso rubino, odore vinoso e fruttato, sapore asciutto. Gradazione alcolica minima: 11.5°
Abbinamento gastronomico: Primi piatti con salse rosse, zuppe di pesce, carni alla brace.
ELBA ROSSO RISERVA
Si ricava dalle stesse uve del Rosso, ma con un invecchiamento non inferiore a 24 mesi, di cui almeno 12 in legno e 6 in bottiglia. Ha colore rosso rubino intenso tendente al granato, odore intenso di frutta rossa e spezie. Sapore secco pieno armonico.
Gradazione alcolica minima: 12.5°
Abbinamento gastronomico: arrosti di carni rosse, cacciagione, formaggi stagionati.
ELBA ROSATO
Si ricava dalle stesse uve del Rosso. Ha colore rosato più o meno intenso, odore vinoso, fresco, sapore asciutto.
Gradazione alcolica minima: 11°
Abbinamento gastronomico: antipasti di mare con salsa, minestre sia in brodo sia asciutte con salse rosse, omelettes e soufflé di verdure.
ELBA ALEATICO DOCG
Si ricava dalle uve aleatico al 100% particolarmente selezionate e sottoposte ad appassimento all'aria. Ha colore rubino intenso e cupo, odore intenso di confetture di frutta rossa, sapore dall'amabile al dolce, ricco di corpo, sapido e armonico.
Gradazione alcolica totale minima: 16° di cui almeno 13° svolti.
L'abbinamento gastronomico ottimale per l'aleatico dell'elba è il dolce tipico elbano: la "schiaccia briaca", un dolce secco a base di frutta secca, nel cui composto c'e' anche l'aleatico. E' ottimale anche con crostate di frutta e preparazioni a base di crema e frutti di bosco.Dalla vendemmia 2011 in poi l’Aleatico Passito dell’Elba si è fregiato della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).
ELBA MOSCATO
E' prodotto con uva moscato 100%, particolarmente selezionate e sottoposte ad appassimento all'aria. Ha colore giallo paglierino intenso, a volte ambrato, profumo caratteristico dell'uva moscato, sapore da amabile a dolce,risulta in bocca morbido e vellutato.
Gradazione alcolica totale minima: 16° di cui almeno 13° svolti.
Abbinamento gastronomico: crostate di frutta. Vino da meditazione, accompagna bene preparazioni di pasticceria da forno e biscotti.
Temperatura di servizio: 12-14°
LE CANTINE:
Cantina Sapereta ,Tenuta Acquabona, Fattoria delle Ripalte, Azienda Mola, La Fazenda, Cantina Mazzari,Azienda Cecilia, Azienda Arrighi, Tenuta Le Sughere, Azienda La Chiusa.
Sparse in tutto il territorio dell’isola costituiscono le tappe della Strada del vino con vigneti spesso in posizioni suggestive e hanno dato luogo ad una vera e propria rinascita della vitivinicoltura. I passiti sono oggi la punta di diamante della produzione dell’Isola: l’aleatico è uno dei pochi passiti da meditazione, adatto ad abbinamenti più complessi come quello con il cioccolato. Il moscato è il bianco dolce più diffuso, mentre l’ansonica passita è un vino che offre le sensazioni più affascinanti del microclima isolano.Splendidi i vini bianchi, dal vermentino al procanico,buoni i rosati, fino ai rossi, soprattutto a base di sangiovese. Da provare è anche il syrah, di recente introduzione e che sta offrendo eccellenti risultati.