lunedì 27 febbraio 2017

VINI & VITIGNI: I VIGNERON DEL COLLIO RACCONTANO I LORO VINI

VINI & VITIGNI: I VIGNERON DEL COLLIO RACCONTANO I LORO VINI: Tutti insieme, in una serata di grande allegria, cinque grandi protagonisti del Collio, presentati ed introdotti da Claudia Culot, delegata ...

I VIGNERON DEL COLLIO RACCONTANO I LORO VINI

Tutti insieme, in una serata di grande allegria, cinque grandi protagonisti del Collio, presentati ed introdotti da Claudia Culot, delegata Onav del Friuli Venezia Giulia e di Gorizia, hanno raccontato il loro territorio e portato in degustazione i loro vini.
All’Onav di Milano erano presenti: Igor Erzetic di Branko, Dario Raccaro, Romeo Rossi di Ronchi Rò, Roberto Picech e Edi Keber ma la serata è stata allietata anche dalla presenza di Bruno Pizzul friulano doc e da sempre grande amante del vino -“ mi sono spesso sentito chiedere, in giro per il mondo, - ma come fate, voi friulani a bere più vino di quello che producete e a riuscire anche a venderlo?”-
Il Collio è il territorio in cui si può dire sia nata la vinificazione in bianco a causa della importante produzione di vini di grande personalità, intensi ed eleganti ma soprattutto capaci di un buon invecchiamento. La storia dei vigneti ha origini in epoca romana e si sviluppa nel medio evo quando i vini del Collio, allora dolci perché prodotti da uve appassite, erano citati come merci preziose e doni da offrire ai personaggi di riguardo.
La ricostruzione dopo il periodo bellico porta il territorio, consapevole della sua ricchezza vitivinicola, ad organizzarsi con la nascita del Consorzio nel 1964 e la nascita della Doc nel 1968.
Oggi parliamo di 1500 ettari coltivati con 17 vitigni in allevamento e circa 320 aziende.
Da citare anche la produzione di vini naturali tipici del territorio che sono in crescente sviluppo e si rifanno alla tradizione del Caucaso.
I vitigni autoctoni sono Ribolla Gialla, Friulano, Malvasia, Picolit, gli altri sono vitigni internazionali ma, come tutti concordano, in questo territorio i vitigni trovano un habitat felice e tutte le varietà di uva crescono e producono ottimamente.
Merito di tanti fattori: la collocazione geografica e le condizione climatiche rendono i terreni di questa regione perfetti per la coltivazione della vite; l’area è compresa tra due fiumi, l’Isonzo e lo Judrio che danno un ottimo supporto climatico ed è adagiata su colline basse e dolci che non raggiungono i trecento metri di altitudine e che sono utilissime per il drenaggio delle acque piovane. Il mare Adriatico, nelle vicinanze, regala brezze rinfrescanti nelle estati calde e assolate e le montagne alle spalle del Collio lo proteggono dai venti freddi del nord. La maturazione della vite raggiunge qui sempre la sua completezza e, proprio in queste zone in prossimità del mare, la nutrizione idrica della vite, dovuta a piogge solitamente ben distribuite nel corso dell’anno, produce acini dolci e sapidi soprattutto per la notevole escursione termica delle colline.
Altro fattore importante è il terroir : la Ponka, materiale friabile composto di marna e di arenaria ricca di minerali e microelementi che regalano ai vini bianchi quella particolare mineralità che li rende speciali.
Durante la serata, ogni produttore presenta un vino e spiega le motivazioni di questa scelta: si tratta comunque di piccole Aziende di una decina di ettari ciascuna:

Pinot Grigio Collio 2015 Azienda Branko di Igor Erzetic
Branko è il nome del padre fondatore dell’ azienda.
Il Pinot Grigio, ci racconta il produttore, è oggi un vino di moda, molto richiesto, e il vitigno trova nel Friuli una delle sue migliori dimore che lo rendono unico, sostanzioso, sapido. Al naso il vino profuma di erba secca, fieno, lieve sentore di mandorla. In bocca si manifesta ricco e armonico anche se vino giovane, con grande mineralità e sapidità.
L’annata 2015 è stata interessante, qui i vini si degustano giovani ma, data la loro sostanza, possono essere longevi anche per una decina d’anni.

Il secondo vino è la Malvasia Istriana del Collio 2013 Raccaro, prodotto dall’Azienda fin dal lontano 1928 in quanto è sempre stato vino del territorio anche se molti produttori ne hanno espiantato le viti: Malvasia Istriana non da dessert ma secca, con un fondo aromatico, abbinabile a piatti a base di pesce. L’annata in degustazione è ottima, molto significativa: al naso il vino è lievemente aromatico, con sentori di albicocca, pepe, spezie, frutti tropicali maturi, sentori agrumati. In bocca sapido, persistente, una chicca del territorio. Vitigno autoctono di basse rese, non verrà abbandonato. Con questo vino si torna alle tradizioni e, come dice il produttore, “ c’è da esserne orgogliosi”.
Numero di bottiglie in genere 40/50 mila.

Il terzo vino è un Sauvignon Collio 2012 di Ronchi Rò
Vino di grande finezza, Romeo Rossi ci parla del territorio di Dolegna del Collio, un po’ diverso per la presenza di un microclima più adatto ai vitigni aromatici, con temperature più fredde e maggiori escursioni termiche.
Grande annata il 2012, calda e assolata.
Grande complessità di profumi e grandiosa ricchezza olfattiva: frutti molto maturi, agrumi, pompelmo ma anche molta freschezza e persistenza in bocca.

Gli ultimi due vini hanno del tempo sulle spalle:
Tocai Collio 2008 – Picech. Vitigno autoctono per eccellenza, oggi definito Friulano, è molto conosciuto nel mondo; questo è prodotto dalla cantina Picech di cent’anni di attività, a Pralis, una zona fortunata di colline dolci e vigneti estesi fino ai 160 metri, esposti molto bene dove crescono perfettamente le coltivazioni di malvasia, ribolla e friulano, appunto.
Il 2008 è bella annata, è stato diraspato, alcune ore sulle bucce, supera i 14 gradi.
Una buona annata e una bella nota di mandorla finale.

Quinto ed ultimo vino è un Collio 2007 – Keber
Composto secondo la ricetta di un tempo con Friulano al 70%, Malvasia Istriana al 15% e Ribolla Gialla al 15%
Il produttore Edi Keber ci dice che la sua azienda è fra le poche produttrici di tale uvaggio ed è da anni impegnata nel recupero di una tradizione che da sempre caratterizza la miglior vitivinicoltura del Collio.
Colore paglierino con riflessi verdognoli e profumo intenso, asciutto, con retrogusto lievemente amarognolo, strutturato e ricco di personalità.
Al naso offre sentori leggeri di melone giallo, pera, agrumi, fiori bianchi e mandorla.
Di splendido equilibrio, si propone morbido al palato e intensamente minerale, lunghissimo.

Edi Keber fa un riepilogo e parla dei prodotti del territorio, di quando, nel dopoguerra i loro genitori usarono impiantare Pinot grigio e Sauvignon per ripartire, dopo i disastri bellici e sullo stesso terreno distrutto.
Ma ora, secondo lui, bisognerebbe imparare dalla Francia e riprendere, tutti insieme, la produzione di un vino di territorio originale e tipico della zona, creato con le loro uve autoctone, proprio per distinguersi dagli altri : - dovremmo essere tutti su quella strada. Si deve fare un vino con una idea importante, quella di salvaguardare la tradizione, senza pensare solo al mercato; Il nostro terroir permette di fare tutto ma il Collio è Tocai, Ribolla e Malvasia. Prima a farlo eravamo in quattro ora siamo in ottanta.


giovedì 16 febbraio 2017

VINI & VITIGNI: L'IMPORTANZA DEL TERROIR NELLA VERTICALE DI BAROLO...

VINI & VITIGNI: L'IMPORTANZA DEL TERROIR NELLA VERTICALE DI BAROLO...: Una serata dedicata ai grandi crù del Barolo: una degustazione orizzontale dell’annata 2012, ottima per clima e temperature, analizzata attr...

L'IMPORTANZA DEL TERROIR NELLA VERTICALE DI BAROLO ANNATA 2012

Una serata dedicata ai grandi crù del Barolo: una degustazione orizzontale dell’annata 2012, ottima per clima e temperature, analizzata attraverso i vini dei alcuni dei più grandi produttori della zona.
La serata, guidata da Vito Intini, inizia con la storia del Nebbiolo che nasce nel cuore delle colline di Langa e produce uno dei vini più importanti del patrimonio enologico italiano in undici comuni tra cui quello di Barolo che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo.
Il vitigno Nebbiolo, storico e indigeno già dai tempi dei Romani, in quanto non si hanno tracce in altre aree se non in Valtellina, trasportato dai Liguri, e in alto Piemonte, è in effetti uva di allevamento impegnativo che ha bisogno di molta cura, buona e tarda maturazione e di un certo tipo di terroir, esposizione eccellente, drenaggio e pendenza e una altitudine che può variare dai 150 ai 400 m.slm. Tre sono i suoi cloni: Lampia, Michet e Rosè e la sua resa è di 80 quintali per ettaro. Benchè molto importante, il Nebbiolo costituisce, tuttavia, meno del 5% della produzione enologica del Piemonte, è uva rara, povera di pigmenti e produce vini di poco colore, elegantemente aranciati perché ricco di peonina, la maggiore delle sue componenti antocianiche.
Fu la marchesa Giulia Colbert Falletto che, insieme al Conte di Cavour, contribuì a creare con questa uva il mito del Barolo che non esisteva in precedenza, con l’aiuto dell’enologo francese Oudard che consigliò di ricostruire completamente la tecnica di allevamento e di modificare quella di vinificazione. Fu così che, a fine Ottocento, fu creato uno dei più grandi vini italiani di cui, nel 2015, si sono prodotte 12 milioni e mezzo di bottiglie.
Meritevole di attenzione l’analisi dei terreni:
la regione del Barolo è un’area non omogenea di origine marina con tre formazioni geologiche del Miocene molto diverse tra loro:
a sud est prevalgono le marne giallastre con elementi ferrosi (Serralunga e Monforte);
nelle aree ad ovest prevalgono marne più vecchie e compatte che danno vini sostanziosi di grande corpo( La Morra, Barolo);
nelle parti intermedie c’è presenza di materiale sabbioso, soprattutto nella zona a nord est (Grinzane)
Dalla composizione geologica più o meno recente deriva la composizione metallifera diversa e quindi la resa diversa del processo di vinificazione.
Leggere e interpretare il Barolo è quindi un processo complesso perché la zona comprende ben 177 crù, delineati dal mappale della zona, con diverse componenti metallifere e geologiche e diverse tipologie di terroir, di allevamento e di vinificazione.
Il 2012 è stato preso come anno di analisi perchè annata positiva con temperature base a gennaio, fioritura giusta a maggio, agosto non troppo caldo e giusta quantità di piogge; poi, bel tempo alla vendemmia verso il 10/15 ottobre.
La serata si manifesta molto significativa per l’ottima scelta dei vini da parte di Enzo Brambilla, vero esperto del Barolo, che conosce tutti gli angoli delle Langhe e tutte le famiglie che, da generazioni, si dedicano alla produzione del vino.
Il taglio degustativo della serata consiste nell’assaggiare molti vini di crù di aree geologicamente differenti, di diverso allevamento e vinificazione ma della stessa annata, per cercare di analizzare le somiglianze e le diversità dei vari prodotti del territorio.
Annata interessante il 2012, anche se il vino è relativamente giovane.
In degustazione dieci grandi Barolo 2012:

1) Le Strette Cru "Corini Pallaretta" Novello
Siamo in zona sud ovest area in area geologicamente giovane con terreni non particolarmente ricchi.
Bottiglie prodotte 1500, piccolo crù.
Colore aranciato da Nebbiolo limpido ed elegante.
Il naso è pulito, franco e floreale con connotazione balsamica, note mentolate e un bel frutto. Alla rotazione il vino si mostra sottile, elegante e balsamico con note di liquirizia e chiodo di garofano, pino e sentore mentolato.
In bocca tanta e intensa liquirizia, tannini fitti e sottili, piacevoli, terra, humus, talco, frutto rosso. Vino di struttura importante che si percepisce soprattutto in bocca.
Bella struttura, acido e tannico. 85

2) Montaribaldi Cru "Borzoni" Grinzane
Siamo a 230 metri, a Grinzane Cavour a nord con marne compattate con conglomerati di sabbia infiltrata. Barrique per due anni e poi in botte grande. Stiamo parlando del nord est, terreno medio sottile con presenza di marne.
Il naso è fruttato con frutta rossa e note terrose, pepe; alla rotazione esce una marasca intensa e matura molto gradevole, moto diverso dal vino precedente, con frutto pieno rotondo e maturo, ciliegioso con spezie e noce moscata.
In bocca potentissimo ma un pò disarmonico per tannicità marcata. Il naso sembra maturo e in bocca ancora non è pronto. 82/83
3) Bartolo Mascarello Barolo
Cantina storica che rappresenta un po’ la cultura dell’antico Barolo tradizionale. Uve Cannubi, San Lorenzo e di altre aree straordinarie. Uve di crù diversi. Mascarello è uomo che ha fatto la storia del Barolo.
Al naso elegante e pulito e, se mosso, dichiara marasca, ciliegia matura e prugna, terra, talco, percezioni di spezie, grafite, liquirizia e nota mentolata.
In bocca fresco elegante con bella verticalità in bocca, leggera nota di anice e di menta, unita a note di grafite; tannino morbido. Finale terroso con liquirizia. Non ancora pronto. 86/87

4) Giovanni Rocca Cru’ " Bricco Ravera" Monforte d'Alba
Terreno sabbioso marnoso di Monforte, zona sud, con marne solide e compattate.
Prodotte 9.000 bottiglie, in barrique e in legno grande.
Al naso emerge l’energia più che l’eleganza, con tanto frutto ma meno verticalità. Frutto ricco e polposo, intenso; frutti rossi, ciliegie, fiori appassiti, pepe bianco e qualche spezia. Verticali note eteree mescolate a frutto grasso ricco e potente.
In bocca vino ricco, maschio e potente con tannini tattili, unbel vino ben strutturato. Vino giovane ma grande vino.

5) Guido Porro Cru "Gianetto" Serralunga d'Alba
Zona con vini strutturati in zona ricca ad est; vigneto argillo- calcareo con sabbia, viti giovani, fermentazione in vasche di cemento, 6.500 bottiglie prodotte. Guido Porro è uno dei giovane emergenti del Barolo, attua una vinificazione tradizionale, si tratta di una piccola azienda familiare. Al naso marasca, note olfattive di frutto, note forti di selvaggina, pepe, chiodi di garofano, nota dolce; buona energia olfattiva.
In bocca buona corrispondenza con l’olfatto, bella struttura, morbido e rotondo, liquirizia e tannino con note incenso e di balsamo, note di alloro, legno aromatico. Vino notevole. 90

6) Cadia di Bruno Giachino Cru " Monvigliero" Verduno

Parte alta, zona più sottile con argilla e zone sabbiose.
Terreno calcareo con sabbia. Barrique.
Al naso terroso, orizzontale con frutta, molta terra e liquirizia, non grande eleganza. Esposizione ottima del terreno.
In bocca vino più banale dei precedenti, non con difetti ma meno originale.
7) Silvano Bolmida Cru’ "Bussia" Monforte d'Alba
Zona intorno a Barolo in uno dei crù più vocati in assoluto, nel cuore del territorio: la parte della Bussia che si chiama Manescoto . Unico vinificatore di questo posto. Cura maniacale in cantina e in vigna: 24 mesi barrique, 12 mesi di botte grande. Al naso impatto di bella balsamicità con salvia e timo, erbe aromatiche secche, piacevole, un bel frutto. Alla rotazione ciliegia e spezia: molta l’eleganza, la potenza e la morbidezza.
In bocca grande vino morbido e con corrispondenza naso/ bocca con nota piccante e piacevole, note evolute. Lunga e potente la persistenza, elegante e morbido. 86/87

8) Cascina Ballarin Cru’ "Bricco Rocca" La Morra

Zona centrale con grande vista sulle colline del Barolo.
Terreni a composizione media, botte media. Al naso elegante con sentori di viola passita, frutto macerato, odore speziate e chiodi di garofano, vino tipico del territorio ben costruito. In bocca sintesi del Barolo, beverino positivo equilibrato ed elegante. Bella liquirizia, bel vino, pronto e bevibile. 87

9) Giacomo Fenocchio Cru’ "Villero" Castiglione Falletto
Siamo a Castiglione, un crù nella parte sud est, terreno elveziano con marne di nota rossa. Argilla ricca di ferro.
Al naso gradevole con frutto rossa e note piccanti spezie, chiodi di garofano, non intenso ma ben costruito.
Alla rotazione nota di ciliegia tesa alla macerazione, nota costante.
In bocca è molto elegante e buono, grande tattilità, glicerico e persistente. Naso un po’ sopito ma in bocca si rivela vino di bella costruzione, con equilibrio e struttura. Vino armonico e ben costruito. 90

10) Fratelli Negretti Cru’ "Bricco Ambrogio" Roddi
Zona meno significativa, suolo calcareo, vino barrique e botte grande. Naso sottile non particolarmente originale, più semplice, sentori di spezie. In bocca meglio che al naso ben strutturato con tannino gradevole, tattile e polposo. Consistente ma ancora giovane.






mercoledì 1 febbraio 2017

VINI & VITIGNI: VIGNAALTA, UNA BELLA ESPRESSIONE DI SANGIOVESE IN ...

VINI & VITIGNI: VIGNAALTA, UNA BELLA ESPRESSIONE DI SANGIOVESE IN ...: Badia di Morrona a Terricciola, in provincia di Pisa, oggi una delle più interessanti realtà enologiche toscane, ha una storia antica e im...

VIGNAALTA, UNA BELLA ESPRESSIONE DI SANGIOVESE IN PUREZZA



Badia di Morrona a Terricciola, in provincia di Pisa, oggi una delle più interessanti realtà enologiche toscane, ha una storia antica e importante, come ci racconta Filippo Gaslini Alberti, rappresentante di terza generazione della famiglia che ne gestisce le attività agricole.
Fondata dai Benedettini nell’alto Medioevo per poi passare ai monaci Camaldolesi, le prime notizie riguardanti l’Abbazia risalgono al 1089 ed è riconducibile al 1152 la chiesa romanica con chiostro annesso, inserita nel complesso. Divenuta nel quindicesimo secolo residenza estiva del Vescovo di Volterra, in realtà è sempre stata terra vocata alla coltivazione della vite.
Fu solo nel 1939 che la proprietà venne acquistata dalla famiglia Gaslini Alberti, il cui capostipite Gerolamo era stato il fondatore del famoso omonimo ospedale genovese per bambini, divenuto famoso nel mondo.
Italo e Mario, ci racconta il loro discendente, hanno iniziato un lavoro tenace e profondo di cambiamento e rinnovamento che è stato continuato negli anni successivi dai discendenti che hanno mantenuto come simbolo aziendale lo stemma di famiglia e hanno proseguito l’opera di rinnovamento, iniziata nel 1939, dai vigneti alla cantina, al fine di produrre vini di qualità.
Oggi l’Azienda ha 600 ha, dei quali 105 allevati a vigneto.
I vigneti sono stati completamente rinnovati, migliorate costantemente le tecniche di vinificazione e di affinamento,
la cantina è stata ampliata rispetto al fabbricato storico
del Settecento e ora comprende 5500 mq. estesi su sei livelli.
La zona ricade nella DOCG Chianti e l’Azienda ha, in effetti, privilegiato la produzione di vini rossi, anche se viene vinificato anche dell’ottimo Vermentino.
Due vini tipici di fascia alta vengono prodotti nell’Azienda:
N’Antia, un Supertuscan di taglio bordolese, e VignaAlta, un Sangiovese in purezza.
Proprio il Sangiovese in purezza viene presentato in degustazione verticale durante la serata organizzata a Milano, presso l’Osteria del treno, il 30 gennaio 2017 per le annate 1997 1998 1999 2000 e 2011.
La serata dal titolo “ Sangiovese nel vecchio e nel nuovo millennio” mette a confronto anche due stili di affinamento diverso: prima la maturazione del vino avveniva esclusivamente in barriques, ora in botti grandi di rovere francese e in barriques di secondo passaggio solo per una piccola parte del vino.
Filippo Gaslini Alberti, presente alla serata con la moglie, spiega come sia per loro prioritario, oltre produrre vini di qualità, valorizzare la tradizione del luogo, concentrare tutta l’attenzione sulla specificità del territorio da salvaguardare e da trasmettere nei prodotti. Oltre la metà dei 110 ettari impiantati a vitigno, vedono crescere tra i filari il Sangiovese, vitigno principe della Toscana.

Degustazione:

In generale il Sangiovese prodotto dall’Azienda ha un bel bouquet e una bell’ equilibrio complessivo in tutte le sue annate, pur con differenze notevoli:

VignaAlta 1997
da uve raccolte dopo una estate con vendemmia anticipata, di alta concentrazione zuccherina.
L’affinamento è avvenuto per 15 mesi in barrique.
Al naso frutti rossi, un sentore di fiori essiccati, talco e spezie. Un lieve sentore polveroso.
In bocca il vino mantiene una bella acidità, corpo e persistenza. Ha vent’anni e non li dimostra, si avverte ancora il suo fascino fa sia all’olfatto che in bocca.

VignaAlta 1998
vino più vivo del precedente, da uve raccolte verso fine settembre, maturato solo in barrique per 15 mesi.
Bella espressività al naso, fruttato e speziato; in bocca buona l’acidità e bella la compattezza, morbido ma vivo e fresco il tannino.

VignaAlta 1999
Al naso fruttato con connotazioni di spezie, chiodi di garofano e frutti rossi; in bocca armonico, compatto e persistente; equilibrio e bella armonia.

VignaAlta 2000

Vino da annata eccellente con agosto caldissimo e vendemmia anticipata.
Frutta e fiori rossi al naso, ciliegie e amarene, spezie, liquirizia, chiodi di garofano, ma anche mineralità e macchia mediterranea. Maggiore la morbidezza rispetto ai precedenti.

VignaAlta 2011
Annata attualmente in commercio.
Ottima primavera, uva sana ad alta concentrazione zuccherina e rese basse.
Al naso bouquet intenso ed elegante con profumi di spezie dolci e frutta rossa, di alloro e di ciliegia, note di vaniglia.
Sangiovese di bella eleganza, fruttato e profondo al naso, morbido, calibrato e complesso in bocca. Bel tannino.
L’affinamento è avvenuto in botti da 25 hl di rovere francese e per una piccola parte del vino, in barrique di secondo passaggio.
In complesso vini di bella interpretazione del Sangiovese e dello stile toscano.