Tutti insieme, in una serata di grande allegria, cinque grandi protagonisti del Collio, presentati ed introdotti da Claudia Culot, delegata Onav del Friuli Venezia Giulia e di Gorizia, hanno raccontato il loro territorio e portato in degustazione i loro vini.
All’Onav di Milano erano presenti: Igor Erzetic di Branko, Dario Raccaro, Romeo Rossi di Ronchi Rò, Roberto Picech e Edi Keber ma la serata è stata allietata anche dalla presenza di Bruno Pizzul friulano doc e da sempre grande amante del vino -“ mi sono spesso sentito chiedere, in giro per il mondo, - ma come fate, voi friulani a bere più vino di quello che producete e a riuscire anche a venderlo?”-Il Collio è il territorio in cui si può dire sia nata la vinificazione in bianco a causa della importante produzione di vini di grande personalità, intensi ed eleganti ma soprattutto capaci di un buon invecchiamento. La storia dei vigneti ha origini in epoca romana e si sviluppa nel medio evo quando i vini del Collio, allora dolci perché prodotti da uve appassite, erano citati come merci preziose e doni da offrire ai personaggi di riguardo.
La ricostruzione dopo il periodo bellico porta il territorio, consapevole della sua ricchezza vitivinicola, ad organizzarsi con la nascita del Consorzio nel 1964 e la nascita della Doc nel 1968.
Oggi parliamo di 1500 ettari coltivati con 17 vitigni in allevamento e circa 320 aziende.
Da citare anche la produzione di vini naturali tipici del territorio che sono in crescente sviluppo e si rifanno alla tradizione del Caucaso.I vitigni autoctoni sono Ribolla Gialla, Friulano, Malvasia, Picolit, gli altri sono vitigni internazionali ma, come tutti concordano, in questo territorio i vitigni trovano un habitat felice e tutte le varietà di uva crescono e producono ottimamente.
Merito di tanti fattori: la collocazione geografica e le condizione climatiche rendono i terreni di questa regione perfetti per la coltivazione della vite; l’area è compresa tra due fiumi, l’Isonzo e lo Judrio che danno un ottimo supporto climatico ed è adagiata su colline basse e dolci che non raggiungono i trecento metri di altitudine e che sono utilissime per il drenaggio delle acque piovane. Il mare Adriatico, nelle vicinanze, regala brezze rinfrescanti nelle estati calde e assolate e le montagne alle spalle del Collio lo proteggono dai venti freddi del nord. La maturazione della vite raggiunge qui sempre la sua completezza e, proprio in queste zone in prossimità del mare, la nutrizione idrica della vite, dovuta a piogge solitamente ben distribuite nel corso dell’anno, produce acini dolci e sapidi soprattutto per la notevole escursione termica delle colline.
Altro fattore importante è il terroir : la Ponka, materiale friabile composto di marna e di arenaria ricca di minerali e microelementi che regalano ai vini bianchi quella particolare mineralità che li rende speciali.
Durante la serata, ogni produttore presenta un vino e spiega le motivazioni di questa scelta: si tratta comunque di piccole Aziende di una decina di ettari ciascuna:
Pinot Grigio Collio 2015 Azienda Branko di Igor ErzeticBranko è il nome del padre fondatore dell’ azienda.
Il Pinot Grigio, ci racconta il produttore, è oggi un vino di moda, molto richiesto, e il vitigno trova nel Friuli una delle sue migliori dimore che lo rendono unico, sostanzioso, sapido. Al naso il vino profuma di erba secca, fieno, lieve sentore di mandorla. In bocca si manifesta ricco e armonico anche se vino giovane, con grande mineralità e sapidità.
L’annata 2015 è stata interessante, qui i vini si degustano giovani ma, data la loro sostanza, possono essere longevi anche per una decina d’anni.
Il secondo vino è la Malvasia Istriana del Collio 2013 Raccaro, prodotto dall’Azienda fin dal lontano 1928 in quanto è sempre stato vino del territorio anche se molti produttori ne hanno espiantato le viti: Malvasia Istriana non da dessert ma secca, con un fondo aromatico, abbinabile a piatti a base di pesce. L’annata in degustazione è ottima, molto significativa: al naso il vino è lievemente aromatico, con sentori di albicocca, pepe, spezie, frutti tropicali maturi, sentori agrumati. In bocca sapido, persistente, una chicca del territorio. Vitigno autoctono di basse rese, non verrà abbandonato. Con questo vino si torna alle tradizioni e, come dice il produttore, “ c’è da esserne orgogliosi”.Numero di bottiglie in genere 40/50 mila.
Il terzo vino è un Sauvignon Collio 2012 di Ronchi Rò
Vino di grande finezza, Romeo Rossi ci parla del territorio di Dolegna del Collio, un po’ diverso per la presenza di un microclima più adatto ai vitigni aromatici, con temperature più fredde e maggiori escursioni termiche.
Grande annata il 2012, calda e assolata.
Grande complessità di profumi e grandiosa ricchezza olfattiva: frutti molto maturi, agrumi, pompelmo ma anche molta freschezza e persistenza in bocca.
Gli ultimi due vini hanno del tempo sulle spalle:
Tocai Collio 2008 – Picech. Vitigno autoctono per eccellenza, oggi definito Friulano, è molto conosciuto nel mondo; questo è prodotto dalla cantina Picech di cent’anni di attività, a Pralis, una zona fortunata di colline dolci e vigneti estesi fino ai 160 metri, esposti molto bene dove crescono perfettamente le coltivazioni di malvasia, ribolla e friulano, appunto.
Il 2008 è bella annata, è stato diraspato, alcune ore sulle bucce, supera i 14 gradi.
Una buona annata e una bella nota di mandorla finale.
Quinto ed ultimo vino è un Collio 2007 – Keber
Composto secondo la ricetta di un tempo con Friulano al 70%, Malvasia Istriana al 15% e Ribolla Gialla al 15%
Il produttore Edi Keber ci dice che la sua azienda è fra le poche produttrici di tale uvaggio ed è da anni impegnata nel recupero di una tradizione che da sempre caratterizza la miglior vitivinicoltura del Collio.
Colore paglierino con riflessi verdognoli e profumo intenso, asciutto, con retrogusto lievemente amarognolo, strutturato e ricco di personalità.
Al naso offre sentori leggeri di melone giallo, pera, agrumi, fiori bianchi e mandorla.
Di splendido equilibrio, si propone morbido al palato e intensamente minerale, lunghissimo.
Edi Keber fa un riepilogo e parla dei prodotti del territorio, di quando, nel dopoguerra i loro genitori usarono impiantare Pinot grigio e Sauvignon per ripartire, dopo i disastri bellici e sullo stesso terreno distrutto.
Ma ora, secondo lui, bisognerebbe imparare dalla Francia e riprendere, tutti insieme, la produzione di un vino di territorio originale e tipico della zona, creato con le loro uve autoctone, proprio per distinguersi dagli altri : - dovremmo essere tutti su quella strada. Si deve fare un vino con una idea importante, quella di salvaguardare la tradizione, senza pensare solo al mercato; Il nostro terroir permette di fare tutto ma il Collio è Tocai, Ribolla e Malvasia. Prima a farlo eravamo in quattro ora siamo in ottanta.
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