lunedì 10 ottobre 2016

GRANDI VINI AROMATIZZATI

Serata interessante, intensa e originale quella organizzata da Onav Milano il 6 ottobre 2016, sia per le otto gradevolissime degustazioni di vini rari e speciali, sia per le storie aneddotiche e le curiosità sul passato e sulla storia di questi vini, veri tesori della produzione del nostro paese, illustrati da Vito Intini.
I vini aromatizzati si creano con alcol e prodotti aromatizzanti, per una base enoica del 75% e un titolo alcolometrico compreso tra i 14,5° e i 22°, con alcol etilico solo di origine vinicola e la loro produzione nacque, in passato, dall’esigenza di conservare i vini e di rendere più gradevoli quelli mediocri con l’aggiunta di erbe e spezie che, si riteneva, avessero anche proprietà medicali, antisettiche e antibatteriche.
Se il vino era considerato un medicamento fin dal tempo dei Greci e già Galeno, nel II sec. D.C. ne raccomandava il valore terapeutico, fu soprattutto dal Medioevo in poi che speziali e vinattieri divennero in grado di preparare vini speziati, ognuno con la propria formula segreta.
Lo testimonia la bellissima storia inedita del Rabarmasino, creato da una ricetta della Farmacia Regia Masino, una delle più antiche di Torino, fondata da Giambattista, lo speziale di corte di Carlo Alberto di Savoia. Creato con vino siciliano cui si aggiungevano zucchero, alcol ed infusi ottenuti da radici di genziana, assenzio, boldo e rabarbaro cinese, il Rabarmasino era considerato un vero e proprio medicinale dei re e dei nobili, antiinfiammatorio, digestivo, lassativo e vitaminico, nonché disinfettante per lacerazioni e ferite. Questo infuso di erbe, che ancor oggi si vende in farmacia, si presenta con un bellissimo color ambrato e, al naso, richiama il rabarbaro e la genziana, il cuoio e il legno secco. Buonissimo in bocca, morbido e rotondo.
Interessante, poi la storia dell’Ippocrasso che la tradizione vuole sia stato inventato da Ippocrate nel V secolo A.C. ma riprodotto nel Medioevo e, oggi, prodotto in Basilicata: vino molto speziato e un tempo ricercatissimo sia perché l’alto costo delle spezie che permetteva al nobile di ostentare la propria ricchezza anche a tavola, sia perchè i medici medievali erano convinti che le spezie rendessero più digeribili le vivande. Questo digestivo medievale, creato con artemisia, miele, cannella, zenzero e cardamomo, offre un naso ricco e un po’ agrodolce, con sentori di spezie, miele e pepe; in bocca è curioso, piccante e marcato, intenso e molto speziato.
Narrata, poi, la storia del Vermut nato a Torino nel 1786 da Antonio Benedetto Carpano, che rappresentò per molto tempo il 25% di export italiano e che ebbe successo in seguito alla guerra tra Francia e Inghilterra, quando vennero bloccate le importazioni di vino francese sull’isola e quando, di conseguenza, gli inglesi ricercarono vini liquorosi portoghesi ed italiani. Si tratta di un infuso di assenzio o artemisia, unita ad altre erbe medicinali come luppolo, camomilla, garofano, cardamomo, sambuco e zafferano ecc, fatte macerare nel vino, secondo quantità e ricette storiche che, spesso non sono state tramandate. L’assenzio è una pianta che cresce in modo libero che contiene il Tujone, un terpene che può creare danni se consumato in grandi quantità. Il primo Vermut in degustazione è Falset di Canelli, che offre un naso aromatico, balsamico, con sentori di rabarbaro e legno; il secondo, il Vermuth del Professore, risulta più ampio, di grande complessità olfattiva, con sentori di legno, rabarbaro, genziana, chinotto, tabacco e con una dolce nota di vaniglia.
In Italia esiste anche la tradizione di vini creati con la frutta messa a macerare con alcol e zucchero o miele, prodotti tipici del centro e sud dell’Italia, vini fatti in casa, vini dell’accoglienza. Nel Mandorvin, creato in Sicilia, sull’Etna, c’è la fermentazione di mandorle amare nel vino e il risultato è un prodotto che ha in Sicilia diffusione ampia, viene servito freddo come aperitivo o come vino da dessert in abbinamento con la cassata o con la frutta martorana. Color ambra dorato, naso gradevole, alla mandorla, con vena dolce, equilibrato, pieno ed intenso in bocca.
Il Ratafià appartiene, invece, alla cultura e alla tradizione franco-piemontese ed è un vero e proprio liquore di 27°alcolometrici, creato con amarene macerate nel vino rosso di Montepulciano. Rosso violaceo, strordinario e intenso al naso con aromi di liquirizia, rabarbaro e legno, in bocca gradevole ed elegante, amalgamato ed armonico, da abbinare al gelato, o al semifreddo. Ambrato al colore, al naso offre sentori di mobile antico, legno secco, china, rabarbaro e genziana. Buonissimo in bocca, rotondo, morbido e armonico.
Un fiore all’occhiello dell’Azienda rappresenta, ancora oggi, il Barolo Chinato di Cappellano, creato a Serralunga d’Alba alla fine dell’Ottocento nella farmacia del dott. Teobaldo Cappellano e indicato, in origine come ricostituente per bambini e medicamento contro il raffreddore. Creato con una ricetta segreta a base di china calissaia, rabarbaro e cardamomo, risulta di straordinaria finezza ed eleganza al naso, intenso, armonico ed quilibrato in bocca.

VINI IN DEGUSTAZIONE:

1) Mandorvin, antico vino di Sicilia aromatizzato alle mandorle

2) Ratafià Praesidium

3) Vermut Falset

4) Vermut del Professore Vaniglia Distillerie Quaglia

5) Rabarmasino della Farmacia Regia di Torino

6) Barolo Chinato di Teobaldo Cappellano

7) Polvere di Ippocrasso vino medievale.


2 commenti:

  1. Conoscete un enologo che possa darmi informazioni sulla produzione di Ippocrasso ? grazie mille... Piergiorgio

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  2. Conoscete un enologo che possa darmi informazioni sulla produzione di Ippocrasso ? grazie mille... Piergiorgio

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