lunedì 14 aprile 2014

IL BARBACARLO E LA SUA STORIA

Viene prodotto lungo i pendii di una collina ben delimitata ed anche nel catasto definita “Barbacarlo”.
Qui crescono da anni vitigni di Croatina , Vespolina e Uva Rara che vengono successivamente miscelati.
Si tratta di una collina impervia a 300 m.s.l.m., con terreno tufaceo e sabbioso ed esposizione sud-ovest, che permette di ricevere il sole tutto il giorno. La lavorazione in vigna è manuale, così come a mano si effettua la raccolta con una attenta selezione dei grappoli; la produzione è limitata e varia di anno in anno, ma in genere è scarsa.
L’uva matura viene accuratamente scelta e portata nella cantina dove viene pigiata e posta nelle botti con le bucce dove permane per 7 giorni circa e dove avviene la fermentazione in legno, come qui è sempre stato, in vecchie botti di rovere. Dopo 7/8 giorni, poi, si procede alla svinatura e i travasi si succedono per 8 mesi, ogni luna vecchia, per la decantazione naturale. Le botti sono di varia grandezza e sono usate a seconda della produzione annua, da 10 q. da 20 q. da 50q.
L’imbottigliamento avviene ad aprile/maggio e le nuove bottiglie vengono distese orizzontalmente per 40 giorni “ per fare amicizia col sughero del tappo” come dice Lino Maga, poi vengono raddrizzate in verticale e messe in vendita dopo 4 mesi.Il Barbacarlo può anche durare 30 anni.
La visita all’Azienda di Lino Maga, produttore, con suo figlio Giuseppe, di Barbacarlo è comunque un avvenimento:
prima si raggiunge la cantina di lavorazione posta in mezzo ad un parco ricco di piante, fiori ed animali a Broni (Pavia) dove, in un recinto sono allevate oche, in un altro pascolano mucche, in un altro ancora cani scorazzano tranquilli.La sensazione è quella di sentirsi veramente in mezzo alla natura.Il figlio di Lino Maga ci conduce in cantina e ci mostra le botti dove il vino viene posto a macerare dopo la vendemmia; le botti non sono moltissime e, curiosamente, ciascuna ha scritto un nome sul legno, ciascuna un nome diverso: sono nomi di persone care, di parenti, di amici che, come ci spiega Giuseppe, non ci sono più a cui è dedicato il lavoro della cantina.
Non sono tantissime le botti, anzi non c’è l’aria di una grande produzione; sembra piuttosto una cantina di nicchia che ha la sua procedura particolare nella lavorazione del vino. Infatti ci viene svelata la vecchia ricetta famigliare del Barbacarlo utilizzata dalla famiglia Maga fin dall’Ottocento :
50% di Croatina
30% di Uva Rara
20% di Vespolina o Ughetta
La Croatina è un vitigno originario dell’Oltrepò Pavese fin dal Medioevo dove è stato molto utilizzato per la sua resistenza all’oidio ed è presente in molti uvaggi.
Ma, a detta di Lino Maga, quel che fa la differenza, qui è la terra : il terreno tufaceo, l’esposizione che rende le vigne soleggiate tutto il giorno, la posizione collinare con conseguente escursione termica sono tutti fattori che rendono la vigna del Barbacarlo meravigliosamente vocata, quella che i Francesi definirebbero “Gran Crù”.
La terra si estende per soli 4 ettari ed ha una resa bassa, ma sono 4 ettari che fanno la differenza.Ovviamente la produzione muta a seconda dell ’annata ma è sempre limitata, contenuta; se un anno l’uva non è buona si preferisce non vinificare , come nel 2008.
Si producono in media 8000 bottoglie di Barbacarlo e 7000 di Montebuono ogni anno, altro vino prodotto dall’Azienda con lo stesso uvaggio ma in terreno diverso, riguardo al quale ci viene raccontato che fu il vino che piacque a Napoleone quando lo assaporò di ritorno dalla battaglia di Marenco.
Il figlio Giuseppe ci ha mostrato la cantina, il padre Lino ci conduce nella sala degustazione, in una costruzione al centro del paese dove ha sede anche la sua abitazione.Lino Maga ama ricordare e, in questa stanza ricca di cimeli e di bottiglie nuove ed antiche, di attestati e di premi, ci racconta del passato, di Veronelli che amava il suo vino e di Gianni Brera che era solito passare a trovarlo; ci racconta la storia della sua famiglia e di quando, nel 1884, lo zio Carlo, ancora in vita donò ai nipoti la collina detta poi “Barba Carlo “ perché ai tempi Broni era ligure e “barba” in quel dialetto significa “zio”. Ma il nome, il marchio di famiglia venne usurpato, quando, nel 1961, il Consorzio dell’Oltrepò permise che fosse utilizzato per indicare un vino comune e che si producesse Barbacarlo in 45 paesi.
Lino Maga si ribellò ed iniziò una causa che durò per ben 22 anni ma che, alla fine, vinse, riaffermando il nome come proprio della produzione della famiglia.
La degustazione che segue è del Barbacarlo del 2010, che ha ottenuto vari riconoscimenti per l’ottima annata, di quello dell’anno precedente e seguente.
Ottimo vino, di un colore rosso rubino intenso e penetrante con riflessi aranciati, che offre al naso sentori di frutta rossa matura e spezie.In bocca risulta potente, denso e ricco, persistente ed elegante.Un vino da risotti sostanziosi, da salumi.Un vino, come dice Lino Maga,con un accenno di sorriso, che basta essere in due per gustarlo : la bottiglia e chi la beve.
Ci pervade una sensazione di altri tempi, in questo posto, dove tutto scorre lento e affiorano le storie del passato,un’atmosfera che non si ritrova facilmente nella maggior parte delle aziende vinicole; qui il tempo si è fermato, si vive la natura con i suoi animali e i suoi frutti, si vive la produzione del vino come uno chef vivrebbe la creazione di una sua specialità e un artista la creazione di una sua opera ; qui non c’è nulla della logica produttiva fine a se stessa.



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