lunedì 22 settembre 2014

ROCCO DI CARPENETO : UNA IMMERSIONE NELLA NATURA

L’Azienda vinicola Rocco di Carpeneto è situata su uno splendido pianalto adagiato sulle colline della località dell’Alto Monferrato, in provincia di Alessandria, che gli storici fanno risalire al Castrum Carpani, una antica postazione strategico militare sorta in tempo romano cone “statio” o luogo di fermata fra i due rami della via Emilia che da Derthona (l’attuale Tortona) e da Aquae Statiellae (l’attuale Acqui Terme) portavano a Genova.
Zona di rilievi collinari compresi tra i 200 e i 400 metri, con terreni in prevalenza calcareo-argillosi e calcareo-marnosi, Carpeneto gode di un clima temperato con inverni freddi ed estati calde e di buona ventilazione complessiva, fattori che la resero, fin da tempi antichi, particolarmente vocata all’impianto di vigneti.
Qui troviamo Lidia Carbonetti e Paolo Baretta che conducono la loro azienda di 5 ettari, suddividendosi praticamente i compiti: lei in cantina, lui in vigna.
La loro scelta di vita e di lavoro è recente: lei, romana di nascita e lui veneto, si sono innamorati di questa terra adagiata sulle ondulate colline del Monferrato e già con vecchie vigne impiantate e hanno deciso di impostare la loro attività coltivando uva e producendo vino oltre che gestendo un agriturismo che già dal nome si rivela irresistibile per l’ospite: “La bella vite”.
Siamo nella zona privilegiata del Dolcetto, vitigno originario del Piemonte dove è diffusissimo e dove cresce con esuberanza nella cosiddetta “cintura del Dolcetto” che si estende fino alla terra di confine della viticoltura piemontese verso l’Appennino ligure e che ha ottenuto il riconoscimento Ovada DOCG nel 2009.
Vitigno autoctono della zona cui si riferisce Giorgio Gallesio nella sua “Pomona italiana”, trattato cardine di botanica della metà dell’Ottocento, quando scrive che “i più stimati Dolcetti sono quelli d’Ovada e dei suoi contorni dove il clima di quelle colline pare che sia il più appropriato alla natura di quest’uva…”
Ma qui si coltivano anche un Barbera Docg e un Cortese Doc, oltre ad altri vitigni come Nebbiolo ed Albarossa, tipici dei luoghi.
La scelta dei vitigni autoctoni del territorio si mostra in linea con la coerenza e il rispetto della natura che troviamo come leitmotiv di questa giovane azienda convertitasi al biologico nel 2009 e dove tutto il processo di coltivazione e vinificazione avviene con estremo rigore in quanto le piante vengono trattate esclusivamente con rame, zolfo e piretro, quest’ultimo usato nella lotta contro la flavescenza dorata e i concimi consistono solo nel sovescio di varie leguminose. In cantina vengono poi utilizzati lieviti indigeni, i vini non subiscono filtrazioni e l'utilizzo della solforosa è nettamente inferiore ai limiti previsti dal disciplinare.
Si tratta, da parte di Lidia e Paolo, di una scelta di vita e di lavoro che si svolge nel massimo rispetto per l’ambiente e infatti l’Azienda Rocco di Carpeneto, oltre a far parte del Consorzio di tutela dell’Ovada Docg, è anche entrata a far parte di Vinnatur, associazione che riunisce i produttori di vini naturali, oltre che della Federazione italiana Vignaioli indipendenti.
Impostazione nuova di un’Azienda giovane dove il vino si fa con il sole, la terra e la passione e nel rispetto della natura.
E dei loro vini, dai nomi derivanti da termini dell’antico dialetto monferrino, e delle loro vigne denominate una per una, Lidia e Paolo parlano con estrema passione.
Per ora si producono tre Dolcetti:
Il DOCG DOLCETTO STEIRA che significa Stella in dialetto carpenetese, prodotto con uve raccolte dalla Vigna Rocco, un autentico Crù, con piante che si avvicinano al mezzo secolo e dove le rese sono di 50 q/ha; per questo vino la fermentazione avviene in acciaio, le macerazioni sono prolungate a due/ tre settimane e la maturazione avviene in legni non di primo passaggio per 15 mesi.
IL DOCG DOLCETTO LOSNA il cui nome significa Lampo di Fulmine, proveniente dalle Vigne Vicario e Gaggero, vigne con 25 anni di età e con rese tra i 50 e i 60 q./ha. La fermentazione avviene in vasche di acciaio con lieviti indigeni, macerazioni prolungate e maturazione in legno non di primo passaggio per almeno 12 mesi.
IL DOC DOLCETTO AUR-OURA che significa “Adesso, adesso”, un Monferrato Dolcetto Doc prodotto con uve da vigne Gaggero e Vicario di età compresa tra i 12 e i 42 anni, con resa di 60 Q./ha. Fermentato in vasche di acciaio, con impiego di soli lieviti selvaggi, subisce prolungate macerazioni e matura, per almeno sei mesi, in legno.
A novembre, ci sarà anche il IL DOCG DOLCETTO ERCHE, nome che significa “Arcobaleno”e che sarà un Dolcetto Riserva con 24 mesi di affinamento in legno di rovere.
Il dolcetto è un vitigno forte e produttivo, resistente alle malattie, di buona resa e di qualità costante. Le sue bucce sono ricchissime di pigmenti e il vino ha colori molto scuri, rubino-violacei, come se fosse stato prodotto dopo una lunga macerazione. I vini sono asciutti e secchi, di un bel colore rubino, vivaci e morbidi se bevuti giovani ma adatti all’invecchiamento, specialmente se conservati in legno. Accompagnano moltissimi piatti della cucina locale e in generale sono adatti alle carni, ai salumi, ai formaggi e alla cacciagione. Vanno serviti tra i 16 e i 20°.
Ma non mancano anche Barbera e Cortese :
LA DOCG BARBERA SUPERIORE RISERVA denominata RAP cioè col nome del grappolo dell’uva e che riposa in legno per 24 mesi.
IL DOC CORTESE ROO che è creato da uve coltivate per una piccola estensione e il cui nome deriva dal dialettale monferrino antico nome dell’ alone che circonda la luna. Le uve Cortese che sono presenti in questa zona da molti secoli e che prediligono i terreni calacreo – argillosi, vengono raccolte qui a vendemmia un po’ ritardata ed è vino non filtrato che conquista per l’originalità sia del colore che dei sentori al naso, complessi, intensi, rari, di frutta ma anche di vegetazione e di balsami. In bocca è giovane ma puro e pulito, ancora mostoso ma particolarmente intenso e originale, fresco ma denso e ricco di sostanza. Un vino che promette un ottimo futuro.
Che aggiungere sulle pratiche di cantina?
Lidia ha organizzato un piccolo laboratorio scientifico per monitorare costantemente l’evoluzione dei suoi vini e la cantina si mostra linda e luccicante con i suoi recipienti in acciaio; qui avviene la vinificazione che è basata soprattutto sulla massima qualità delle uve utilizzate e sulla minimizzazione degli interventi tecnici; si usa lievito naturale, si particano macerazioni prolungate per assorbire meglio i sapori dell’uva e si utilizzano pressature soffici :” Il vino si fa da sé..” dice Lidia Carbonetti con estrema naturalezza.
L’ultima tappa, poi, nella creazione di questi vini è l’affinamento in legni grandi e piccoli ma mai di primo passaggio e sempre di rovere ad eccezione dell’acacia usata per la maturazione del Cortese.
Si ha veramente l’impressione di estrema naturalezza e di fondamentale rispetto per la natura e l’ambiente in questo posto pieno di luce dove le vigne vengono trattate con amore.







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