domenica 17 marzo 2013

I TESORI DELLA VALLE D'AOSTA



Nella Val d’Aosta si producono ogni anno 2,5 milioni di bottiglie da circa 700 ettari. Ci sono 6 cooperative e 36 imprenditori del vino. Dal 1975 c’è una sola doc («Valle d’Aosta») con 7 sottodenominazioni territoriali: Blanc de Morgex et de La Salle, Enfer d’Arvier, Torrette, Nus, Chambave, Arnad-Montjovet, Donnas.
Les Cretes è il piccolo colosso: 25 ettari, 18 dipendenti, più di 200 mila bottiglie.

Con lui ci sono i vignaioli che in montagna conquista la terra facendosi largo tra rocce e boschi. Come Elio Ottin, solo 4 ettari: che da 5 anni si è fa notare con il Torrette Superiore e il Petite Arvine. O i 5 fratelli Grosjean, 80 mila bottiglie da 10 ettari senza chimica, il Pinot nero è il fiore all’occhiello. Sono amici di Marco Martin, dell’azienda Lo Triolet, che ha messo a punto un notevole Pinot nero da solo mezzo ettaro di terra. Tra i vignaioli di seconda generazione c’è Giorgio Anselmet: la Maison, fondata dal padre Renato, ha un ricco paniere di vini in cui spiccano il Traminer Stephanie e il Pinot nero.

Un caposaldo è l’Institut Agricole Régional, centro di ricerca e didattica che firma vini di qualità come il bianco Perce-Neige. Il direttore, Andrea Barmaz, ha lanciato l’azienda Di Barrò con la moglie Elvira Stefania Rini, puntando su rossi strutturati (Torrette Superiore Ostro) e sul Pinot gris. Tra le coop si distingue Donnas: il Vielles Vignes, a base di Nebbiolo, ha forza e carattere. Altra coop che eccelle è la Crotta di Vegneron con il Chambave Muscat. Sarebbe piaciuto a Soldati, alla pari di quello di Hervé Deguillame, piccolo produttore con La Vrille (un ettaro e mezzo). Nato in Francia e tornato a Verrayes, nella terra d’origine con la moglie Luciana Neyroz, il montanaro Hervé ha alle spalle una bizzarra carriera di marinaio. Come gli altri vignaioli d’alta quota ha un volto «leale nel segno del vino leale».

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