lunedì 8 dicembre 2014

I NEBBIOLI DELL'ALTO PIEMONTE

La cultura del vino è di vecchia data nell’Alto Piemonte, zona che si estende dal Vercellese al Novarese per risalire a Verbania verso nord e toccare ad ovest Biella e dintorni.
In queste terre, il vino ha tradizione millenaria come testimonia la famosa Coppa Trivulzio, un calice vinario del IV secolo, rinvenuto nel 1675 nelle campagne intorno a Castellazzo, in provincia di Novara e oggi custodita al Civico Museo Archeologico di Milano.
Su questa coppa in vetro eseguita finemente con una tecnica raffinata di lavorazione a traforo e chiamata Trivulzio dal cognome dell’Abate Carlo che ne fu il proprietario, venne incisa una frase augurale: “Bibe vivas multis annis” (Bevi, vivrai molti anni).
La cultura del vino era diffusa allora, è viva e importante oggi nel territorio che comprende
due DOCG:
Ghemme nel Novarese e Gattinara nel Vercellese
sei DOC:
Fara, Sizzano e Boca nel Novarese,

Lessona nel Biellese, Bramaterra divisa tra le province di Biella e Vercelli ed infine la nuova Valli Ossolane.
Unitamente a queste denominazioni, troviamo Colline Novaresi, riferita all'intera provincia di Novara, e Coste della Sesia, ubicata tra le province di Biella e Vercelli.

Di queste colline già scriveva Plinio nel I sec. d.C, ricordandone le singolari caratteristiche nella sua Naturalis Historia e forse non è dovuto al caso che il nome del vino proprio qui si identifichi con quello dei luoghi di origine perché in queste zone la coltura della vigna è parte della cultura di una civiltà dove tradizione ed economia sono ancora oggi indissolubilmente legate al ciclo della vendemmia.
Ai piedi delle Alpi tra i fiumi Sesia e Ticino si estendono colline moreniche che, grazie al microclima favorevole, sono particolarmente vocate alla coltivazione della vite ed alla produzione di alcuni tra i più prestigiosi vini del Piemonte.
Le “colline novaresi”, che hanno come sfondo l’immensa parete del Monte Rosa e che sono di origine fluvio-glaciale, si ergono imponenti su un’area che arriva a Romagnano Sesia, sale a Boca per scendere a Ghemme, Sizzano e Fara Novarese.
In questo territorio formatosi circa cinquanta milioni di anni fa dallo scioglimento dei ghiacciai, tra tutti i vitigni, il Nebbiolo è il favorito, quello che ha trovato il suo habitat più idoneo e le sue uve, assemblate in diversi dosaggi alla Vespolina, alla Croatina e alla Bonarda Novarese o Uva Rara, danno tipicità ai vini di questa terra.
Un grande vitigno, il Nebbiolo, in purezza oppure in uvaggio con altre varietà storiche quali Vespolina, Croatina e Uva Rara, in territori geologicamente differenti, produce vini di finezza ed eleganza e di notevole longevità.
Lucio Columella, scrittore romano di agricoltura, così definiva il Nebbiolo, nel I secolo d.C., nel suo trattato De re rustica: “grappoli di uva nera che danno vino da località fredde”.
Il nome sembra derivare da "nebbia" ma due sono le principali teorie in merito, la prima richiama l'aspetto dell'acino, scuro ma appannato, annebbiato dalla pruina e la seconda si riferisce alla maturazione molto tardiva delle uve, che fa sì che molto spesso la vendemmia sia in concomitanza con il periodo delle nebbie autunnali.
Organoletticamente i Nebbioli dell’Alto Piemonte, noti anche con il nome di “Spanna” sono ricchi di acido malico, contrassegnati da un carattere più minerale, meno voluminosi dei vini prodotti in Langa, ma altrettanto raffinati e preziosi.
ONAV Lombardia, in collaborazione con il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, ha organizzato un banco di assaggio dei Nebbioli dell’Alto Piemonte, vini di grande carattere e di elevata qualità, presentati presso il Ritz Starhotel di Milano. Stupefacenti i vini per il grande temperamento e le piccole sfumature, interessante e gradevole la presenza di tanti giovani produttori intervenuti a presentare i loro vini, figli e nipoti di parenti più anziani, segnando davvero una mirevole continuità tra generazioni.
Luca Ioppa ci ha spiegato le caratteristiche della Vespolina, vitigno autoctono dell’Alto Piemonte, ancora più antico della Spanna che, affinato in legno regala sentori speziati di pepe nero ed impreziosisce il vino.
Organoletticamente i Nebbioli di queste zone sono ricchi di acido malico, con un carattere più minerale, dei vini prodotti in Langa, ma risultano nel complesso molto raffinati nella trama tannica e nel varietale.
Mattia Antoniotti ci ha parlato del suo terroir su roccia
di origine vulcanica ricchissima di minerali che dona ai vini una eccezionale sapidità e ci ha raccontato la storia della sua cantina che ha iniziato la sua attività con una vigna reimpiantata in zona storica gia nel 1860.
Maria Reda ci ha fatto degustare il vino della sua cantina ricavata da antiche scuderie, con una piccola ed accurata produzione e Leonardo Montà, dell’Azienda La Palazzina, presente con il figlio Paolo ci ha raccontato con un certo orgoglio di come il suo Bramaterra stia avendo all’estero molto successo.
Nel corso della serata, in degustazione vini di aziende storiche e di realtà emergenti.
Questo l'elenco delle Aziende presenti con i loro vini:

FRANCESCA CASTALDI
CANTINE DEL CASTELLO CONTI
ANTONIO VALLANA E FIGLIO
BIANCHI CECILIA
CANTINA DELSIGNORE
IOPPA F.LLI
TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA
PLATINETTI
LA TORRETTA
BARBAGLIA SERGIO
MAZZONI TIZIANO
CHIARA REDA
ANTONIOTTI ODILIO
CANTINE GARRONE
PODERE AI VALLONI
PIETRO CASSINA
CA' NOVA
TRAVAGLINI
CASA VINICOLA PARIDE
COLOMBERA CARLO
LEONARDO MONTA'
ANTONIOLO
FILADORA
PARIDE IARETTI
GILBERTO BONIPERTI



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