venerdì 14 dicembre 2012

I VINI DOLCI DELLE FESTE :LA MALVASIA AROMATICA DI CANDIA




Sempre restando in Emilia Romagna, notevole è
LA MALVASIA DI CANDIA AROMATICA DOC
che è stata presentata come prodotto della Azienda Lusenti Vini della Val Tidone.
La Malvasia Oro tra le Vigne è un bianco dolce frizzante creato con mosto parzialmente fermentato di Malvasia di Candia Aromatica al 100% che cresce in terreno argilloso-limoso ad un’altitudine di 230 m.s.l.m.con una resa di uva di 90 q/ha.
Minimo contatto con le bucce e rifermentazione a freddo, in acciaio, evidenziano le fresche note aromatiche varietali,la particolare ricchezza di terpeni.Color giallo paglierino ,con bouquet complesso,dall'arancia al cedro, dall'agrumato all'erbaceo,con sapore intenso e fresco che si unisce bene ai panettoni e alla pasticceria da forno.
Quando parliamo di Malvasia, a Piacenza, parliamo di Malvasia di Candia Aromatica, coltivata a Piacenza, appunto, e presente, in ben minori quantità, anche nelle provincie di Parma, Reggio Emilia e Pavia.Essa è una delle diciassette varietà italiane iscritte col nome di Malvasia nel Registro Nazionale delle Varietà.
Diciassette varietà? Perché così tante?

Già nell’antichità venivano prodotti in Grecia dei vini, il più delle volte bianchi provenienti da grappoli di tanti differenti vitigni con un unico punto comune: il loro appassimento al sole. La mescolanza più o meno casuale di tante uve diverse tra loro era del resto l’uso più frequente, sino a non molti decenni fa, nella produzione di vino. Questi vini, provenienti dal Peloponneso, da Rodi e soprattutto da Creta, venivano denominati, per lo più vini Cretici, e, ad un certo punto del Medioevo il loro punto di raccolta e di partenza per l’esportazione divenne il porto di Monemvasia, città ancora oggi esistente nel Peloponneso. Da qui partivano le navi della Repubblica di Venezia, la quale trasportava e vendeva il vino Cretico in tutto il Mediterraneo e nell’Europa del Nord, soprattutto dopo averne ottenuto nel 1248 la licenza esclusiva per il commercio.
Tanto crebbe la fama della Malvasia, che attorno al 1500 e nei due secoli successivi, divenne il vino più famoso d’Europa. E tanto legata ad esso era la città di Monemvasia, che dopo il 1200 cominciò ad identificare con il suo nome il vino, un vino dolce aromatico. Il nome, storpiato dai Veneziani, divenne prima Malvagia e poi Malvasia: tant’è vero che a Venezia esisteva il fondaco della Malvasia e c’erano molte osterie che vendevano solo questo vino e che da esso prendevano il nome. La Repubblica di Venezia aveva quindi nell’esportazione della Malvasia una fonte non piccola del proprio bilancio.Quando,nel 1540,i Turchi occuparono Creta,magazzino di rifornimento dei loro vini pronti per essere trasportati, per non perdere quello che oggi chiameremmo un "ricco business", la Repubblica di Venezia favorì l’introduzione in alcune zone dei vari vitigni che, assemblati, davano il Malvasia, specie lungo le rotte navali che portavano alla città di San Marco e favorì la produzione di un vino con la medesima tecnica di vinificazione.
Fu così che si incominciò la produzione di Malvasia anche al di fuori della Repubblica di Venezia: in tante isole greche, in Dalmazia, nel Sud della Francia, in Spagna, in Portogallo, e, cosa che a noi interessa di più, praticamente in tutte le regioni italiane.
Questo quadro spiega perché si sia potuta creare l’odierna confusione per cui in Italia, principale paese produttore di uve Malvasia, sotto lo stesso nome possano stare un’uva dal sapore neutro come la Malvasia Lunga o Malvasia del Chianti, un’uva che dà un vino dagli aromi piuttosto erbacei come la Malvasia Istriana, un’uva quasi neutra talora appena lievemente aromatica come la Malvasia del Lazio o Puntinata, un’uva dalle sicure origini greche ma risalenti ai coloni di più di 500 anni A.C. come la Malvasia di Lipari, uve rosse aromatiche come la Malvasia di Casorzo e la Malvasia di Schierano, uve rosse dal sapore semplice come le Malvasie di Lecce, di Brindisi e della Basilicata, e soprattutto un’uva come la Malvasia di Candia(sinonimo di Creta) Aromatica, dall’aromaticità esplosiva, imparentabile, come intensità e fragranza, solo a quella del Moscato. Un insieme di vitigni diversi tra loro, che hanno in comune solo il nome e la probabile origine geografica.
Di sicuro i Colli Piacentini hanno avuto la fortuna di aver ricevuto in dono dalla natura e dai percorsi storici ed economici dell’uomo la più ricca e personale tra le diciassette varietà di Malvasia esistenti, per giunta incredibilmente versatile, potendo dare buoni e personali vini sia frizzanti, sia fermi secchi (o quasi), sia dolci passiti. Un’uva dotata di un corredo aromatico particolarmente ricco e complesso, tutto da annusare nel vino: ampio spettro di terpeni (responsabili degli aromi di arancio, cedro, limone, mandarino, rosa; simili ma non uguali agli omologhi presenti nel Moscato), frutta a profusione (pesca, albicocca più o meno matura, frutti tropicali, pompelmo), fiori (acacia, fresia, lavanda), note erbacee (le pirazine, presenti specie in alcuni biotipi e in alcuni terreni), salvia, note mielate, suggestioni speziate; minerale e idrocarburi quasi da Riesling, che si possono aggiungere durante l’evoluzione; fichi secchi, albicocca essiccata e canditi, i più spiccati profumi delle versioni passite.





Nessun commento:

Posta un commento